Per Facebook il tempo speso sui contenuti è sempre più importante

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Luca Della Dora

L’algoritmo di Facebook continua a evolvere, perché cambia il modo in cui le persone accedono ai contenuti e usano la piattaforma.



In principio Edgerank “decideva” cosa far vedere alle persone, sulla base delle interazioni con i contenuti – e contenuti simili a quelli con cui si era interagito in passato: like, commenti e condivisioni erano le principali variabili che attribuivano un “peso” ai contenuti.

Il modo in cui consumiamo contenuti, o interagiamo con notizie, è cambiato profondamente e spesso, anche se qualcosa è rilevante, non compiamo un’azione (ad esempio se un nostro contatto condivide una notizia triste, si tende a non condividerla o a non cliccare Like); un altro esempio riguarda il click a link sul feed: spesso una persona clicca il link, ma si trova di fronte a un contenuto diverso da quello che si aspettava – magari “ingannato” dal titolo.

L’ultimo update dell’algoritmo di Facebook è pensato per premiare i contenuti su cui le persone spendono più tempo, e che – quindi – sono effettivamente più interessanti, e offrono un’esperienza che vada oltre la semplice esposizione al contenuto stesso.



Tempo speso sui contenuti
È diventato quindi cruciale “studiare” il tempo che le persone spendono per consumare i contenuti su cui hanno cliccato per capire quanto sono effettivamente interessanti per loro: Facebook sta aggiungendo un’altra variabile in grado di assegnare importanza a un contenuto, basandosi sul tempo speso, e gli Instant Articles (oltre all’analisi del tempo speso sul browser da mobile) sono un ottimo modo per osservare questo tipo di comportamento.

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Varietà
Un altro fattore molto importante riguarda la varietà di fonti a cui accedono le persone per consumare contenuti, e l’update all’algoritmo farà sempre più un modo che alle persone vengano proposti contenuti da diversi publisher, in modo da non “appiattire” l’esperienza di fruizione (se una persona è molto interessata, ad esempio, allo sport, e interagisce molto con contenuti di un publisher sportivo, non significa non desideri ricevere anche contenuti di altri publisher simili).

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Ma, nella pratica, cosa significa? Le pagine dovranno preoccuparsi sempre di più di produrre contenuti di qualità e di farlo in modo trasparente, e capaci di essere fruiti dall’inizio alla fine, aumentando così il tempo di reazione a dando così a Facebook quel “segnale” che ne decreta il loro essere rilevanti.

A giovare di questi cambiamenti saranno quei brand capaci di offrire contenuti su cui le persone trascorrono più tempo, quelli in grado di diversificare i contenuti offerti (anche in termini di formato – questo cambiamento non riguarda in modo specifico i video, ma si tratta di un formato molto potente per guadagnare visibilità nel feed), ma anche quelli che hanno già siti – o piattaforme – su cui le persone trascorrono molto tempo, perché forniscono contenuti in linea con le loro aspettative (basti pensare a publisher com Buzzfeed, ad esempio).

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Ad essere penalizzate saranno invece tutte quelle pagine che usano headline fuorvianti per portare le persone a cliccare sul contenuto (e ritrovarsi poi a fruire di qualcosa di diverso da quello che si aspettavano – AKA che utilizzano tecniche di clickbaiting), o quelli che condividono molti contenuti simili in piccoli intervalli di tempo, offrendo quindi alle persone un’esperienza poco varia e contenuti – nel loro insieme – poco rilevanti.

La logica che guida questo update va quindi nella direzione di creare dei feed capaci di aumentare il livello di attenzione delle persone su ogni singolo post (più tempo speso = maggior rilevanza), escludendo – di fatto – dai news feed tutti quei contenuti su cui le persone non hanno intenzione di soffermarsi.