THANK GOD WE ARE SOCIAL #262

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alessandra.tiritiello

L’argomento di questo TGWAS non è dei più leggeri, non stiamo parlando di Gomorra – La Serie ma delle ultime elezioni politiche alle quali hanno fatto seguito i ballottaggi di domenica scorsa.

Non entriamo ovviamente nel merito di posizioni politiche, ma proviamo ad analizzare quanto successo sui social.

Come tutte le analisi che si rispettino partiamo dai numeri: in relazione ai ballottaggi stiamo parlando di circa 51.500 tweet che citano gli hashtag dell’evento (sia sbagliati che corretti*) e il trend mostra ovviamente un interesse maggiore il giorno delle votazioni e quello seguente con il commento dei risultati.

*è stata condotta l’analisi sugli hashtag sia corretti che sbagliati contenenti le parole “ballotaggi” – “ballottaggio” e relative varianti

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Abbiamo tentato anche un’analisi demografica su un campione di tweet ed è emerso che il 33% dei contenuti provengono da Lombardia e Lazio, seguono Toscana, Emilia-Romagna, Campania e Piemonte.
I dati relativi a Lombardia e Lazio non stupiscono, si era infatti in attesa da una parte dell’elezione del sindaco della nostra città con il successo del centrosinistra sul centrodestra (e soprattutto con la schiacciante vittoria sulla Lega che sperava in un nutrito numero di consiglieri comunali a Palazzo Marino); dall’altra la vittoria di Virginia Raggi nella capitale, prima sindaca (pare sia giusto così) pentastellata di una città importante come Roma.
Stupisce invece il 7% della Campania che ha visto lo scontro fra De Magistris e Lettieri; quest’ultimo si era già proposto come alternativa a De Magistris negli anni scorsi senza però trovare riscontro.

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Passiamo alle cose interessanti: nei giorni 19 e 20 giugno l’hashtag #ballotaggi2016 risultava trending topic su Twitter.

Sì, avete letto bene, B A L L O T A G G I. Con una sola T.



via GIPHY

Non si tratta di uno scherzo o di una trappola social, non si tratta di una svista condivisa da un account Twitter molto autorevole e diffusa a colpi di re-tweet.

L’orrore grammaticale ha riguardato ben il 21% rispetto al totale dei tweet rilevati e di questi il 70% è un tweet originale (non un re-tweet o un @reply per intenderci). Questo ci fa pensare che gli utenti abbiano proposto “con scienza e coscienza” un hashtag grammaticalmente scorretto.

Ma chi sono questi utenti?



via GIPHY

Ve lo diciamo con certezza: sono utenti che contano, che hanno migliaia (qualcuno anche milioni) di follower, che sono esperti in materia politica, influenti insomma. Qualche esempio?

(NB. Il colpevole, il primo ad aver proposto l’hashtag scorretto è tra questi, ma noi non faremo la spia).




Se poi anche Treccani utilizza l’hashtag scorretto, viene subito bacchettata, ma si giustifica dicendo che la “potenza del trend” è più importante dell’italiano… beh, allora depositiamo le armi (i dizionari s’intende), tocca rinunciare.


Va beh dai, non saremo bravi con l’italiano ma con l’inglese siamo fortissimi… “end nao is de taim to it, mmmh, to lanch”



Buon sabato a tutti!

[Nota metodologica: sono stati considerati i tweet che hanno citato gli hashtag facenti riferimento al ballottaggio sia al singolare che al plurale, corretti e scorretti e relative varianti. Il periodo di riferimento è 18-21 giugno 2016. L’analisi demografica è stata effettuata su un campione di tweet tenendo conto della geolocalizzazione dichiarata dagli utenti]