THANK GOD WE ARE SOCIAL #281

Thank God We Are Social
marco.betti

 

Una storia fatta di immagini, simbologie ed inchiostro. Un racconto che comincia migliaia di anni fa e, attraverso la pelle di culture e generazioni diverse, arriva fino ai giorni nostri. Il tatuaggio è una pratica ormai molto diffusa e sdoganata quasi in tutto il mondo, al punto da interessare circa il 13% delle persone in Italia.

Riservati dapprima a galeotti e marinai, i tattoo hanno conquistato nel corso degli anni un posto di prim’ordine tra le arti nobili, attirando l’attenzione del grande pubblico. Fotografia, Film, Pubblicità, Moda. Abbiamo assistito ad una lenta ma progressiva comparsa nel mondo della comunicazione, fino alla conquista delle prime pagine.



 

Tra le campagne più celebri c’è quella di Ibrahimovic per il World Food Programme. Ricordando le proprie origini di ragazzo di strada, il campione di calcio decise nel 2015 di tatuarsi i nomi di alcuni tra gli 805 milioni di ragazzi che ogni giorno soffrono la fame nei paesi in via di sviluppo.

 

 

Come in questo caso e nel precedente, a volte i tatuaggi possono rappresentare qualcosa di più di un semplice disegno. Hanno il potere di aumentare la sicurezza e la fiducia in sé stessi, soprattutto in persone fragili. Facendo leva su questa idea, l’artista neozelandese Benjamin Lloyd ha cominciato ad aerografare dei tattoo temporanei sui bambini malati di uno dei centri medici della sua zona, creando un vero caso mediatico e ridando forza a tanti bambini in condizioni difficili. C’è stato solo un piccolo problema: nessuno dei bambini “tatuati” ha voluto farsi la doccia per un po’.



I tempi cambiano. Gli stili si evolvono. Fino a poche decine di anni fa le macchinette rotative erano piuttosto limitate e non permettevano una varietà di tecniche e disegni troppo complessa. Oggi la situazione è cambiata, e molti tatuatori riescono a creare dei veri e propri capolavori su pelle. Anche le diverse scuole hanno fatto un passo avanti, passando dai 4-5 stili del passato ad una varietà di espressioni ormai difficili da riassumere.

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C’è solo un posto in cui lo stile non ha visto molta evoluzione: le prigioni. Soprattutto in America e Russia, centinaia di migliaia di carcerati vengono tatuati ogni anno per mostrare la loro appartenenza ad una Gang. Il problema? Molti di questi, una volta tornati in libertà, hanno davvero difficoltà a trovare lavoro a causa di disegni troppo evidenti. E spesso ricadono nei propri errori.

Il fotografo Steven Burton ha recentemente dato vita ad un progetto fotografico nel quale, grazie a Photoshop, ricostruisce l’identità di ex prigionieri cancellando digitalmente i tatuaggi, riportando il loro aspetto ad una condizione “normale”. Il progetto può anche essere finanziato su kickstarter qui.

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Grazie per essere arrivati fino a qui. Vi lascio con una canzone dei Die Antwoord, che dei loro tatuaggi “primitivi” hanno fatto una bandiera e un simbolo di riconoscimento.