THANK GOD WE ARE SOCIAL #398

Thank God We Are Social
giorgia.ricciardi

Il calendario annuale si caratterizza per la presenza di Giornate istituite da enti nazionali ed internazionali atte a celebrare anniversari importanti o a commemorare eventi accaduti nel passato. Di fatto, ciò che queste giornate ci chiedono di fare è ricordare. Affinché si crei una coscienza sociale che porti a condividere dei valori positivi e universali. Affinché le generazioni presenti e future possano capire la loro storia e imparare dal passato.


Perché ricordare è un dovere verso gli altri. È un patrimonio che ci portiamo dietro e che mettiamo a disposizione di tutti, noi compresi. Perché si, ricordare è anche un nostro diritto.


La memoria è lo strumento a nostra disposizione per far si che tutto questo bagaglio di conoscenza continui ad accompagnarci, giorno dopo giorno. Ma viaggiare carichi, si sa, ha il suo peso. E quindi possiamo decidere di intraprendere due strade: allenarci quotidianamente a ricordare oppure affidarci ad un aiuto esterno.


Nel 1985 lo psicologo Daniel Wegner ha introdotto il concetto di memoria transattiva, che consiste nel delegare la memorizzazione di alcune informazioni a persone che ci sono accanto, rendendole di fatto una memoria esterna da cui attingere.


Tale concetto è stato successivamente ripreso da Betsy Sparrow, ricercatrice alla Columbia University di New York, la quale ha esteso il concetto di memoria transattiva ad internet. Il web è divenuto quindi un sistema di transazione che, di fatto, esime le persone dal memorizzare determinate informazioni che sa di poter reperire facilmente.


Al livello successivo ci hanno portato i social, ai quali abbiamo deciso di affidare – consapevolmente o non – anche i nostri ricordi più preziosi. Lo sanno bene a Menlo Park, che hanno fatto di questo uno dei loro punti di forza. Ce ne parla Artie Konrad – User Experience Researcher di Facebook – che in un suo articolo racconta della sua carriera e degli anni che ha dedicato allo studio dell’importanza che i ricordi, e quindi la memoria, hanno sulla persona. Perché, come dice lui “memories are complex, personal, and emotional”.


Il suo studio, insieme a quello di altri esperti, ha portato alla luce funzionalità a noi ormai note: in principio furono i Say Thanks e i Lookback video.  Ed è lì che la risposta positiva da parte della community arrivò puntuale. Artie e gli altri capirono infatti che gli utenti volevano rivivere ricordi legati a momenti di vita divertenti, interessanti e importanti. Lo step successivo fu quindi creare On This Day*, una funzione che è in grado – attraverso un particolare algoritmo che si basa sulla Tassonomia dei temi della Memoria – di riproporre solo i ricordi emotivamente più importanti per l’utente. La versione più recente che conosciamo e che è stata estesa anche a Instagram è Memories, sezione permanente che ripropone i contenuti pubblicati lo stesso giorno di anni precedenti e che può essere consultata in qualunque momento.



Con meno successo, ma degne di una menzione, sono nate anche app il cui compito è quello di creare una propria timeline di ricordi da visitare ogni qualvolta si voglia. Per uno sguardo più da vicino: Timehop e l’italo-francese Wollol.




Sorge quindi spontanea una domanda: vogliamo davvero che i social si facciano carico di selezionare i ricordi che meritano di essere riportati alla luce.. al posto nostro?

Si è interrogata sul tema una terza psicologa, Diana Tamir dell’ Università di Princeton, la quale ha indagato quanto effettivamente scattare foto o fare video durante un’esperienza possa nuocere al ricordo di quel momento nel futuro.


Il risultato? Che ne dicano i nostalgici dell’era analogica no, scattare e postare foto durante un’esperienza non intacca il godimento del momento stesso. Allo stesso tempo, però, così facendo decidiamo di delegare alla nostra memoria transattiva il compito di ricordarci di quel prezioso momento in un prossimo futuro.


La conclusione, quindi, merita di essere tratta da ognuno di noi: se l’unico modo per immagazzinare un ricordo è di racchiuderlo in uno strumento esterno a noi, allora forse sarà più facile accettare il fatto che ricordarsene o meno non sarà più una nostra libera scelta.


*da quando è stata introdotta, nel marzo 2015, On This Day ha totalizzato più di 90 milioni di visite ogni giorno e oltre centocinquanta milioni di utenti avrebbero attivato le notifiche.