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eSports: una parola sulla bocca di tutti, un’opportunità già colta dai brand ormai da diverso tempo. Ma prima di vedere alcune case, ripassiamo l’ABC.

eSports è il termine collettivo per l’industria competitiva dei videogiochi, che, in termini di dimensione ed entrate, si è consolidata alla pari di molti sport (in alcuni casi addirittura superandoli).

Basti pensare che il montepremi del The International di DOTA 2 nel 2018 era di 25 milioni di dollari (raccolti attraverso crowdfunding dalla stessa community del gioco) e che ha coinvolto 15 milioni di spettatori.

I numeri parlano da soli e gli occhi sono puntati sul fenomeno.

Squadre di NBA come Houston Rockets e Golden State Warriors hanno investito nell’acquisto di squadre di eSports. ESPN e TBS hanno iniziato a trasmettere tornei popolari sui loro canali. I lavori di ristrutturazione negli stadi del Real Madrid e del Tottenham includono anche piani per arene di eSports. Brand come Coca-Cola e Bud Light hanno raggiunto importanti successi con sponsorizzazioni e campagne in un mercato che è redditizio e non ancora saturo.

Ma cosa rende gli eSports un’opportunità di marketing così particolare?

Prima di tutto, hanno una portata enorme e un potenziale di crescita costante, oltre ad un target estremamente ghiotto per i brand, ovvero quello della GenZ e dei Millennials. Non solo sono appassionati di eSports, sono principalmente tech-savvy, molto committed e ben consapevoli delle logiche di marketing. In altre parole: “no bullshit takers”. È perciò un settore che, ancora più di altri, richiede conoscenza del target e del modo più corretto per approcciarlo.

Ma vediamo come alcuni brand sono riusciti a farlo.

Prendiamo per esempio DHL, che per l’ESL One di Amburgo ha trasformato il proprio robot (EffiBOT) utilizzato per lo spostamento dei pacchi nei magazzini, nel courier, ovvero un personaggio all’interno del gioco il cui compito è proprio simile a quello di EffiBOT: consegnare gli oggetti acquistati dal giocatore durante la partita, partendo dalla base e raggiungendolo nel luogo in cui si trova.

Un’attivazione il cui obiettivo era di evidenziare l’efficienza e l’affidabilità del brand nelle consegne.

Riot Games in partnership con la società olandese no-profit Sanquin ha invece utilizzato i propri canali durante le competizioni europee EU LCS per un messaggio sociale dedicato proprio a Millennials e GenZ, ovvero l’invito a donare il sangue. La campagna si allaccia al concetto di “first blood” ovvero la prima “uccisione” di un personaggio della partita, fondamentale per portarsi subito in vantaggio.

Il rimando alla meccanica del first blood di Riot e Sanquin

Donando presso i centri Sanquin i giocatori potevano ricevere in cambio una skin (ovvero un oggetto cosmetico per il proprio personaggio) unica e non disponibile su altri canali.

Rimanendo sempre in Europa, anche WWF insieme a We Are Social France ha utilizzato nientemeno che il videogame più giocato di sempre, Fortnite, per lanciare il proprio messaggio. L’idea della #NoBuildChallenge è semplice: sfidare i giocatori di Fortnite di tutti i livelli a giocare senza usare risorse naturali durante le loro partite per portare il messaggio del WWF: “Senza risorse naturali, è difficile rimanere in vita”.

Anche Gillette pochi mesi fa ha firmato un accordo con il Team SoloMid, lanciando #BitsforBlades. L’attivazione permetteva ai fan della squadra e agli utenti di Twitch, di ricevere Bits, la valuta presente sulla piattaforma che permette di donare soldi (veri) agli streamers, acquistando prodotti Gillette su Amazon.

Oltre al TSM, sono stati coinvolti anche altri streamers internazionali nel progetto, compreso l’italiano Cicciogamer89.

Le possibilità e le numerose opportunità per pensare fuori dagli schemi sono davvero molte nel mondo degli eSports. Insomma è tempo di giocare!