CANNES LIONS 2016: TRENDS/2

Analisi
gabriele.caeti

Eccoci con il secondo appuntamento con i trend riguardanti Cannes 2016, oggi parliamo di Innovation.

Iniziamo dal disclaimer. A Cannes innovazione non fa rima per forza con tecnologia; seguendo tutti gli speech delle Innovation Shortlists la cosa risulta abbastanza chiara. Tra giurati e relatori il parere è stato unanime: innovazione vuol dire risolvere un problema in maniera efficace e nuova. Questo vuol dire tecnologia, certo, ma anche riutilizzo in maniera creativa di oggetti e pensieri già esistenti. È comunque ancora argomento di dibattito, potete farci sapere cosa ne pensate commentando o scrivendoci.

Il tema dell’innovazione si è stabilito da un paio di anni a Cannes raggiungendo il suo picco con il premio assegnato a Google Cardboard l’anno scorso. Quest’anno abbiamo visto un approfondimento del tema.

VR e AI si sono evoluti in maniera esponenziale (basti pensare che Facebook e Google stanno puntando in maniera massiccia su queste tecnologie). Oggi abbiamo AI in grado di apprendere velocemente, di consigliarti e realizzare colonne sonore su misura, in grado di supportare i non vedenti ad entrare nel mondo degli smartwatch e di aiutare le persone ad eliminare certi rumori di sottofondo per potersi, ad esempio, godere un concerto in santa pace.

Se volete saperne di più rispetto queste tecnologie vi consiglio di cliccare qui per DOT. lo smartwatch per non vedenti, qui per Jukedeck l’AI che compone colonne sonore in tempo reale e qui per Here, le cuffie selettive, in grado di eliminare i rumori che ci infastidiscono.

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Guardando le campagne premiate nella categoria Innovation una cosa è palese: le idee, come accennavo prima, devono essre rilevanti e scalabili e soprattutto devono avere un business plan. Un’innovazione che funziona ma che non è in grado di essere accessibile o che non può essere prodotta con facilità non è un’innovazione, è un prototipo interessante.

L’innovazione, come il design, deve mirare a migliorare la vita delle persone, qualcosa che sia vicina ad esse e che possa effettivamente creare un cambiamento. Citando Will Smith (si vede che ci ha colpito molto?): “Always ask yourself how does this improve life?”.

Un altro argomento interessante è la collaborazione. L’era dell’ego è finita (Kill the rockstar!) ed inizia la collaborazione tra scienziati, inventori, data analyst, esperti di settore e, soprattutto, clienti.

Schermata 2016-06-29 alle 16.12.06L’innovazione richiede temposacrificio e passione. La maggior parte dei progetti che abbiamo visto ha avuto un periodo di realizzazione (dal primo germoglio di idea all’uscita) di circa 12 mesi.

Alcune tecnologie hanno bisogno di imparare (AI), altre hanno bisogno di essere provate e testate e altre ancora hanno bisogno di essere sviluppate con precisione. Per questo il tempo è essenziale, essenziale tanto quanto il fattore collaborativo di cui parlavamo prima.

Siamo sicuri che questo trend si ripresenterà evolvendosi e anche rivoluzionandosi nel tempo, ma una cosa non cambierà mai: le persone. A proposito di persone, Google ci ha dimostrato che, forse, l’essere umano non è poi così imbattibile come si pensava.

A sottolineare questo pensiero vi lascio con il Gran Prix “Innovation”, vinto da Google per Deepmind Alphago l’AI in grado di sconfiggere chiunque a Go.

In questi articoli abbiamo visto insight ed Innovazione e di come possano funzionare soltanto con la voglia da parte dei brand di migliorare la vita delle persone, abbiamo parlato di collaborazione e rilevanza.

Nel prossimo articolo vi faremo fare un giro nel mondo delle case studies di Cannes, ovviamente, sempre in chiave We Are Social.