THANK GOD WE ARE SOCIAL #269

Thank God We Are Social
gabriele.bassetto

Ormai ci troviamo nel vivo delle Olimpiadi di Rio, e a meno che non viviate in un bunker anti-atomico o che vi troviate in pellegrinaggio nel Sahara nel disperato tentativo di disintossicarvi da quella voglia matta di condividere una GIF ogni 30 secondi, ve ne sarete accorti.
Come ogni anno, infatti, i Giochi e le gesta dei nostri atleti hanno catalizzato tutta l’attenzione mediatica. Proprio per questo oggi NON parleremo di sport… o quasi.

giphy (26)

Veniamo al dunque: quanti di voi sanno cosa sono gli E-sports? Se non ne avete mai sentito parlare non preoccupatevi, forse non siete abbastanza nerd (ed è ovviamente un male atroce), ma non avrete certo difficoltà a capire di cosa si tratti. Il nome è infatti l’abbreviazione di “Electronic-sports”, ed indica il mondo dei videogiochi a livello competitivo ed organizzato. Si parla in pratica di persone pagate come dei veri sportivi (sì, avete letto bene) per giocare a videogame di diverso tipo in tornei organizzati sia a livello locale che internazionale, con montepremi che toccano anche cifre a sei zeri (si, avete letto bene di nuovo). Potrebbe sembrarvi una cosa un po’ di nicchia, ma forse sarebbe bene lasciar parlare i numeri: una ricerca pubblicata dal sito newzoo stima che il mercato frutterà agli attuali players una somma pari a circa 400 milioni di dollari nel 2016, con l’aspettativa di superare il miliardo nel 2019.

newzoo reports

Si tratta di un business sempre più in voga e in continua evoluzione; non a caso grandi società del calibro di Electronic Arts (che, per intenderci, tutti gli anni ci regala Fifa e causa la fine di molte amicizie), hanno investito nell’organizzazione di eventi e management di questi “campioni” dello sport virtuale. Proprio come in quello reale, infatti, esiste un indotto che genera guadagno su diversi livelli e che comprende il coinvolgimento di piattaforme più o meno social per la divulgazione di contenuti a carattere videoludico con lo scopo sia di intrattenere un pubblico ormai vastissimo, sia di pubblicizzare dei prodotti o degli eventi. Un chiaro esempio di come alcune grandi società stiano prendendo sul serio la realtà degli E-sports è l’assunzione di gamer professionisti da parte di alcune delle più grandi associazioni calcistiche perché prendano parte a tornei, sponsorizzati dal team per cui giocano.

Schermata 2016-08-12 alle 15.32.36

YOUTUBE

Partiamo da un semplice presupposto: il gaming, come qualsiasi altro sport, è qualcosa di divertente. E se ti piace un gioco o uno sport, è più che normale voler vedere all’opera i migliori. E quale piattaforma migliore di Youtube per recuperare quotidianamente materiale video su ciò che più ci interessa? Sul tubo infatti è possibile trovare già migliaia di video dedicati agli E-sports, da registrazioni di partite famose a programmi di approfondimento, che niente hanno da invidiare a programmi dedicati agli sport reali, fino a canali di live-streaming di campionati o di partite personali. Molti gamers professionisti (così come alcuni youtubers che non hanno necessariamente a che vedere con il mondo competitive) possiedono canali da milioni di iscritti che ne fanno dei veri e propri influencer nel campo dei videogiochi, con una visibilità tale che ormai risulta quasi immediato associare la crescita delle vendite di un gioco a quanto questo venga trattato e commentato tramite video dedicati. Degli studi recenti affermano infatti che ci sia una possibilità molto maggiore che uno spettatore si convinca ad acquistare un titolo dopo aver visto altri utenti giocarci online per circa 24h.

Sarebbe assurdo non citare PewDiePie, lo youtuber più famoso al mondo, che vanta un canale da 46 milioni di iscritti; 46, MILIONI. Non a caso pare che anche un colosso come Warner Bros lo abbia ingaggiato a scopi promozionali.

Brofist

 #BROFIST

TWITCH

Youtube non è ovviamente l’unica piattaforma dove seguire degli eventi in diretta. Anzi, ne esiste un’altra che attualmente conta circa 10 milioni di users: si tratta di Twitch, di proprietà di Amazon.com, i cui contenuti possono essere seguiti in streaming oppure on demand. La piattaforma consente agli utenti di usufruire di alcune particolari funzioni quali la possibilità di ricevere donazioni, di chattare con la propria fanbase live e di partecipare a una conversazione aperta. È sicuramente anche grazie a twitch se al giorno d’oggi la community conta circa 500 milioni di viewers in tutto il mondo.

FACEBOOK LIVE

Con la crescita esponenziale dell’audience, anche Facebook, seguendo l’esempio di Twitch e Youtube, sta cercando di convincere i gamers a sfruttare il suo servizio di live-streaming: Facebook Live, appunto. È stata infatti recentemente stabilita una partnership con la casa di produzione Blizzard Activision Inc., che ha rilasciato i multiplayer Overwatch e Call of Duty Black Ops 3 (gioco più venduto del 2015), per la trasmissione di partite in live e di eventi E-sports sul social network. Oltretutto pare che assieme all’ascesa del mobile, stia prendendo piede  l’abitudine di iniziare a streammare anche fuori casa e non necessariamente indoor alla vecchia maniera, come per esempio accade con l’app Pokemon-Go.

giphy (24)

Questo tipo di attività purtroppo, sia per quanto riguarda l’aspetto comunicativo che per quello “sportivo”, ha un successo veramente poco rilevante in Italia rispetto all’estero, soprattutto quando si parla di “competitive gaming”. Da poco è stato lanciato TUMBLECRASH, un sito che dà la possibilità ad utenti con interessi in comune di trovarsi online per creare partite organizzate e personalizzate di diversi giochi, di scalare classifiche nazionali e vincere dei premi, ma soprattutto di conoscersi e confrontarsi sfruttando la stessa passione per un videogame; dando importanza ad una realtà che nel nostro paese non si è mai sviluppata del tutto.

UBER

È interessante inoltre come alcune campagne pubblicitarie di giochi trattati online vadano spesso ad intaccare altri servizi di uso comune al fine di renderli ancora più noti al pubblico. Basti vedere come in occasione dell’ultimo PAX East, uno dei più grandi eventi legati al gaming del Nord America, fosse possibile, tramite Uber, farsi un giro sui veicoli dei personaggi principali del già citato Overwatch.

overcar

E per chiudere in bellezza, sfatiamo il mito che ha sempre afflitto tutti i gamers fin da bambini. A quanto pare, infatti, passare ore e ore a giocare ai videogame non abbassa la media scolastica, anzi. Uno studio piuttosto recente ha dimostrato che chi gioca regolarmente è più incline ad andare bene in diverse materie, tra cui matematica e scienze. Ed è subito rivincita dei Nerd.

Dualshock

#powertotheplayers