Il social web delle microinterazioni

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La velocità con cui cambia il social web è altissima e non paragonabile a quella di alcun altro mezzo di comunicazione nella storia. Per questo è molto importante essere allineati sui principali cambiamenti in atto, specialmente se si vuole costruire un dialogo, una relazione con le persone. Per farlo è utile basarsi sui trend, che forniscono un’indicazione di ciò che sta accadendo in generale, per poi individuare delle nicchie specifiche all’interno dei trend e sviluppare coinvolgimento con loro.

Un trend davvero interessante è quello verso le microinterazioni: di anno in anno scopriamo un interesse verso forme di interazione immediata e “social” mediamente sempre maggiore. Con l’aumento della popolazione che utilizza i social media, quella parte di “early adopter” che amava creare contenuto molto strutturato si è in parte diluita e – pur avendo un enorme impatto qualitativo, ha perso terreno a livello quantitativo. Di anno in anno assistiamo all’aumento di chi ama interagire sui social network attraverso modelli più immediati e semplici del blogging, come ad esempio l’aggiornamento dei propri status. Questo non significa che il blogging stia perdendo importanza o influenza, ma piuttosto che mediamente la forma di interazione più utilizzata è la mircrointerazione.

Questo cambiamento produce un’evoluzione anche nei servizi che vengono più utilizzati: prendono sempre più importanza social network che favoriscono le microinterazioni. Questa tendenza è vera in Italia ma, come sostiene il New York Times, si riscontra anche negli Stati Uniti, patria di Facebook.

La logica della microinterazione viene applicata ora anche alla creazione di contenuto: la fotografia, che fino all’anno scorso poteva considerarsi una creazione di contenuto strutturata, si sta estendendo al campo della microinterazione. Instagram l’ha capito e ha creato un social network basato sulla condivisione di foto a bassa risoluzione, con filtri visivi “vintage” che rendono interessanti anche immagini normalmente poco significative. Anche la foto diventa una microinterazione: microfotografia?

Per le marche le opportunità sono enormi: costruire una relazione si baserà ancora sul contenuto, ma sarà indispensabile sviluppare un’interazione continua grazie a microinterazioni che la mantengono viva.

Per darvi un esempio, questo è ciò che la gente dice (anzi, ciò che la gente scatta) in tempo reale e spontaneamente su Converse su Instagram. Questo invece è ciò che la gente scatta in tempo reale e spontaneamente su Nike. Questo avviene già, senza partecipazione su questo canale alla conversazione da parte delle marche in modo diretto.

Cosa ne pensate? Anche il vostro modo di usare i social media si sta spostando verso le microinterazioni?

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