Marketing e social commerce: un'evoluzione in quattro punti
Una nuova forma di commercio dove le persone, stimolate da tecnologie e comportamenti social, superano i canali tradizionali e si scambiano direttamente più informazioni, beni e servizi.
La definizione di social business data da Augie Ray (Executive Director of Community & Collaboration at USAA) è molto interessante, soprattutto per due motivi: si focalizza sull’aspetto “umano” (interazione tra persone) del social business e considera la tecnologia uno stimolo per abilitare uno scambio, non un punto di arrivo.
In altre parole, attivare un canale di e-commerce e includere funzioni di “Like” e condivisione rappresenta solo un passo (non sempre così rilevante) verso il social commerce, ma non l’ingresso in un nuovo approccio di scambio tra persone, favorito dalle marche. Ci sono quattro punti fondamentali da tenere in considerazione per chi desidera attivare un programma di social business con un forte orientamento al “social commerce”:
- Abilitare una relazione tra persone: sui canali social siamo abituati a interagire con persone come noi, ad avere un approccio diretto e “umano”. L’approccio automatizzato funziona solo quando l’interazione non si ferma alla tecnologia, ma consente un dialogo tra persone o tra marca e persone;
- Capitalizzare le informazioni che le persone mettono a disposizione: le marche più di successo in questo ambito saranno quelle che sapranno utilizzare le informazioni che le persone volontariamente (in una logica di “permission marketing”) condividono una selezione delle proprie informazioni per poter facilitare i loro scambi e le loro relazioni;
- Attivare un’esperienza accessibile: uno degli ingredienti principali del successo di Amazon è la facilità con cui è possibile scegliere e comprare il proprio prodotto, con il percorso di acquisto più breve possibile e con un’esperienza integrata con la situazione di chi compra, da Web, da App, da browser mobile. È importante che qualsiasi esperimento di social commerce sia il più possibile integrato con i luoghi dove si trovano le persone. Si tratta sempre più di una relazione in cui le marche facilitano uno scambio, meno di un “negozio” verso cui si dirigono i clienti;
- Facilitare la condivisione: l’esperienza di acquisto è – per sua natura – sociale e orientata alla condivisione. È utile che le marche tengano in considerazione questo aspetto e integrino nelle esperienze di social commerce una serie di soluzioni per condividere la propria esperienza che non si limitino a uno “share” finale, ma che siano parte integrante dell’esperienza stessa;
È molto interessante vedere come alcuni esperimenti di “social commerce” stiano nascendo in modo più efficace dal marketing, piuttosto che dal mondo dell’e-commerce. Sono sempre più rilevanti le azioni di brand che forniscono alcuni degli elementi più significativi del social commerce all’interno di un’attività di marketing che ha dei confini stabiliti, ma che domani potrebbero diventare le basi per un rapporto continuativo di social commerce in cui la marca è un abilitatore fondamentale.
Negli ultimi giorni abbiamo visto alcuni movimenti interessanti in questa direzioni, probabilmente perché queste soluzioni – visto l’approccio di condivisione molto forte – funzionano bene applicate al concetto di “regalo” e non esiste un periodo migliore di quello pre-natalizio per sperimentarle. Ecco due esempi, che alcuni hanno considerato al limite dello “scherzo”, ma che in realtà contengono elementi molto interessanti (la percezione leggera è dovuta alla logica di “gaming” attivata in queste esperienze).
La prima è Walmart Shopycat: un’applicazione (per ora attiva su Facebook) che, analizzando le informazioni condivise dai vostri amici, vi suggerisce i regali ideali per loro. È interessante come la funzione di “e-commerce” sia totalmente integrata nell’esperienza, che l’applicazione si trovi inun luogo totalmente integrato con le abitudini degli utenti (Facebook) e che la condivisione sia un elemento fondamentale in ogni fase dell’interazione. Walmart in questo caso “abilita” uno scambio. Ecco un video che racconta Shopycat.
La seconda è Heineken BeerFriender, che individua gli amici con gli stessi gusti in termini di birra e consente di accordarsi per scambiarsi lo stesso regalo, in modo da trasformare un acquisto egoistico in un gesto di condivisione. L’approccio è leggero e scherzoso, ma si tratta di un’altra applicazione del concetto, in cui la marca abilita uno scambio. In questo video, Heineken spiega il funzionamento di BeerFriender.
Ci sono altri esempi interessanti secondo questo approccio? Raccontateceli nei commenti. Se vi è piaciuto questo post, non dimenticatevi di iscrivervi al nostro blog, per rimanere sempre aggiornati.