Thank God We Are Social #206
Ben svegliati a tutti.
In un sabato mattina qualsiasi, di quelli in cui si è assonnati e ancora non si riesce a trovare la forza di alzarsi, la terra sotto i piedi di 8 milioni di persone ha tremato inaspettatamente.
Sto parlando di sabato 25 Aprile, quando il Nepal è stato segnato da un terribile terremoto.
Una scossa di magnitudo 7.8 ha sconvolto la quotidianità di moltissimi villaggi del Paese e di parte della capitale, Kathmandu. La torre di Dharahara, patrimonio Unesco, è stata seriamente danneggiata, così come la storica piazza Durbar.
Le persone e i brand, ovviamente, non sono rimasti a guardare e si sono tutti attivati per trasmettere messaggi di solidarietà e raccogliere fondi per la popolazione.
I social network assumono sempre più importanza durante le calamità naturali. I giorni dei bollettini sui disastri come uniche fonti ufficiali sono ormai un ricordo lontano.
Nel 2005 (10 anni fa, vi rendete conto? Sembra ieri), quando l’uragano Katrina sommerse la città di New Orleans, Facebook faceva i suoi primi passi, Twitter era ancora un sogno nella mente di Jack Dorsey, mentre Google acquistava Android.
Già nel 2012, gli smartphone e i social network diventarono l’unica fonte di informazione per le persone rimaste senza corrente elettrica durante l’uragano Sandy.
Anche YouTube ha fatto la sua parte: venne creata una mappa di crisi che segnalava informazioni d’emergenza nei luoghi più colpiti. In particolare, a New York City vennero mappati i rifugi aperti e pronti ad accogliere la popolazione. Inoltre, è interessante ricordare come crollarono vertiginosamente i check-in effettuati a Manhattan su Foursquare.
Dal 2012 sono cambiate molte cose, i social network e la tecnologia giocano un ruolo sempre più importante durante le operazioni di soccorso e i momenti di crisi.
La macchina social si è puntualmente attivata in occasione del terremoto in Nepal.
Facebook ha prontamente attivato Safety Check, un’applicazione che permette agli utenti di far sapere ai propri cari che sono fuori pericolo nel caso in cui si trovassero in zone calamitate.
Anche Google ha attivato un tool per la condivisione di informazioni e la ricerca delle persone: Person Finder, creato in risposta al terribile terremoto di Haiti del 2010.
Skype e Viber non sono state da meno: telefonate e chiamate da e verso il Nepal sono state rese gratuite fin da subito.
Anche numerose compagnie aeree, prima fra tutte Air India, si sono subito attivate per fornire trasporto gratuito e assistenza ai terremotati.
Purtroppo però, molte persone, incuriosite dal Safety Check, hanno cambiato dalle impostazioni del profilo la loro città attuale, attivando così l’applicazione. Questo ha generato molta indignazione da parte degli utenti.
Anche alcuni brand sono stati decisamente inopportuni.
Ad oggi resta ancora molto da fare. Ognuno di noi può contribuire effettuando una donazione tramite il World Food Program.
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