La primavera tarda ad arrivare e in questa giornata un po’ grigia si sta ancora bene sotto le coperte insieme a una tazza di tè. Quello di oggi è un TGWAS un po’ malinconico, uno di quelli che non vorresti scrivere. Stephen Hawking ci ha lasciato.
Con un quoziente intellettivo compreso tra 160 e 165, lo scorso mercoledì l’astrofisico più autorevole al mondo si è spento a 76 anni, 55 anni dopo la prima diagnosi di SLA, malattia che l’ha costretto sulla sedia a rotelle dagli anni ’80.
A lui dobbiamo un numero imprecisato di teorie scientifiche che portano il suo nome, per lo più incomprensibili ai non addetti ai lavori: dallaradiazione di Hawking, allateoria cosmologica dello stato senza confini Hartle-Hawking, passando per il multiverso e l’inflazione cosmica, fino agli studi sulla termodinamica dei buchi neri.
Nonostante la ricerca scientifica sia stata la forza propulsiva della sua vita e i nomi dei modelli elaborati esercitino un certo fascino, non siamo qua per parlare di questo. Infatti, Stephen Hawking non è stato solo una delle menti più brillanti dell’ultimo secolo, ma è riuscito in quello che per la maggior parte degli scienziati moderni è una missione impossibile: diventare un’icona pop.
Era il 1988 quando Hawking pubblica “Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo”, l’opera di divulgazione che ha venduto oltre 9 milioni di copie in tutto il mondo, consacrando così la popolarità dello scienziato. Da quel momento, la sua fama di “genio disabile” ha conosciuto un continuo crescendo di collaborazioni nei settori più diversi: dalla musica alla televisione, la carriera del Professor Hawking può vantare collaborazioni con gli artisti e le personalità più influenti degli ultimi periodi. Tra le più rilevanti, vanno sicuramente ricordate la partecipazione come vocalist nel brano Keep Talinkg dei Pink Floyd nel ’94 e il cameo nella 26ima puntata della 6° stagione di Star Trek, dove partecipa a una surreale partita di poker insieme a Einstein, Newton e il comandante Data.
Con ogni probabilità Stephen Hawking è anche lo scienziato con il maggior numero di partecipazioni e cameo in film e cartoni animati: dai Simpson a Futurama, fino a The Big Bang Theory e Due Fantagenitori, il suo spiccato senso dell’umorismo l’ha sempre portato a non prendersi troppo sul serio. Dopotutto è sua la frase: “Life would be tragic if it weren’t funny” (per tutte le quote più belle clicca qui). E come dargli torto.
La notizia della morte di Stephen Hawking si è diffusa a una velocità incredibile in tutto il mondo. Il cordoglio del mondo scientifico e di quello dello spettacolo non ha tardato ad arrivare e riversarsi sui social media. Nella giornata del 14 marzo, Stephen Hawking è entrato nei trending topic mondiali, capitalizzando 2,25 milioni di Tweet sull’argomento.
Negli ultimi sette giorni, il tutale dei post online ha raggiunto invece l’impressionante cifra di 6,5 milioni, numeri non scontati per un ricercatore.
Tra le personalità e le istituzioni che hanno voluto omaggiare la straordinaria vita di Stephen Hawking troviamo:
NASA
Remembering Stephen Hawking, a renowned physicist and ambassador of science. His theories unlocked a universe of possibilities that we & the world are exploring. May you keep flying like superman in microgravity, as you said to astronauts on @Space_Station in 2014 pic.twitter.com/FeR4fd2zZ5
We lost a great one today. Stephen Hawking will be remembered for his incredible contributions to science – making complex theories and concepts more accessible to the masses. He’ll also be remembered for his spirit and unbounded pursuit to gain a complet…https://t.co/z1du859Gy2
As we near Pi day (3.14) I join the global community in mourning the loss of the greatest physicist of our era. #StephenHawking is free from the physical constraints of this earthly condition we all exist in and he is soaring above us now marveling at it all. pic.twitter.com/o3V0TZrppj
«Ricordatevi di guardare le stelle e non i vostri piedi… Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare, e in cui si può riuscire».