WTFuture Metaverse Edition: nuovi spazi di interazione, per brand e persone
WTFuture
Luca Della Dora
Il gaming è uscito dalle nostre camere da letto ed è diventato, a tutti gli effetti, un fenomeno mainstream capace di attirare miliardi di persone – e di investimenti.
Dopo che 5,000 Days – opera dell’artista digitale Beeple – è stata battuta da Christie’s per più di $69 milioni, anche i brand hanno iniziato a esplorare le “non-fungible opportunities” offerte dagli NFT.
30 anni dopo la sua comparsa – nel romanzo di fantascienza “Snow Crash” – il metaverso sta prendendo contorni sempre più definiti e concreti, e ha acceso la corsa delle maggior big tech company alla conquista di questo spazio.
WTFuture Metaverse Edition – il dodicesimo episodio del nostro format di eventi dedicato all’innovazione – abbiamo voluto capire perché – e in che modo – queste tecnologie stanno cambiando profondamente il nostro modo di comportarci: la linea che separa online e offline è sempre meno marcata, e l’evoluzione legata al web3 sovrapporrà sempre di più quelli che fino a qualche tempo fa erano territori distinti (da online VS offline, a onlife – come definisce questo cambiamento Luciano Floridi, filosofo e professore presso la Oxford University).
Partiamo quindi dal capire “perché oggi?”.
È impossibile dare una risposta esaustiva, ma possiamo affermare con certezza che è dovuto a due tipologie di fattori: uno tecnologico e uno culturale.
Dal punto di vista culturale, la pandemia ha accelerato ulteriormente la crescita del mercato del gaming, particolarmente attrattivo per la GenZ – la prima generazione che, dalla nascita, è stata abituata ad interagire in mondi virtuali, rappresentata da avatar, in un contesto in cui la socializzazione con altre persone è un’attività naturale; è cresciuta poi l’insoddisfazione e la sfiducia nei confronti delle istituzioni, e questo ha portato le persone a sfruttare nuovi mezzi per creare profitto o per “combattere” le grandi lobby che guidano i mercati (la vicenda di GameStop riassume molto bene tutto questo); spendere sempre più tempo in mondi virtuali – rappresentati da un alter ego virtuale – ha incrementato a dismisura l’importanza di stabilire il proprio status o il proprio senso di appartenenza a community attraverso l’acquisto di beni virtuali – gli NFT, garantendo possesso e unicità degli oggetti di questo tipo, hanno portato nel virtuale le logiche tipiche – ad esempio – del mercato delle sneakers (drop, limited edition, collaborazioni, etc.).
L’obiettivo di WTFuture Metaverse Edition era quello di fare chiarezza sul termine metaverso e sulle opportunità che offre per i brand.
Il messaggio più importante è probabilmente che oggi non esiste un metaverso, oggi esistono diverse piattaforme che hanno in comune quattro attributi:
PERSISTENZA
ESPERIENZA SINCRONA E LIVE
INTEROPERABILITÀ
ECONOMIA INTERNA
Parliamo di metaversi proprio perché queste caratteristiche sono legate ad ognuna delle singole piattaforme, ma non al loro insieme: per semplificare, non esiste – ad oggi – interoperabilità tra tutte queste piattaforme (se acquistiamo un asset su Roblox, non lo possiamo “portare” su Fortnite o Horizon Worlds).
Ne esistono di molto diversi tra loro – alcuni fruibili in VR, altri semplicemente dallo smartphone – e con con fini molto diversi – da quelli Play2Earn a quelli pensati per offrire ambienti in lavorare o socializzare, ma possiamo suddividerli in 3 macrocategorie:
VIRTUAL REALITIES
AUGMENTED REALITIES
VIRTUAL WORLDS
E proprio quest’ultima categoria è quella a cui appartiene The Sandbox, uno dei metaversi più interessanti sia per caratteristiche, sia per il modo in cui già diversi brand e celebrità stanno sperimentando.
Qui potete rivedere l’intervento di Serena – intervistata da Matteo Piagno, Account Director di We Are Social – e tutto il resto dell’evento:
Vi diamo poi appuntamento alla prossima edizione di WTFuture, in cui andremo ad esplorare ulteriormente il modo in cui sta evolvendo il web e che impatto avranno questi cambiamenti sui nostri comportamenti e sul business dei brand.