YouTube impone obblighi di informativa sui contenuti generati con AI #MercoledìSocial
Bentrovati! Eccoci con un nuovo #MercoledìSocial, appuntamento settimanale dedicato alle ultime tendenze legate al mondo social. Iniziamo subito a raccontare la novità di YouTube, che sta cercando di espandere le sue informative inerenti ai contenuti generati dall’AI.
Passiamo poi a Facebook, che sta rilanciando l’utilizzo dei Poke, e a Snapchat, che permette di sponsorizzare filtri sviluppati con l’AR.
Proseguiamo con Whatsapp: dovrebbe essere tutto pronto per l’arrivo della funzionalità (tra le più richieste dagli utenti) che permette la trascrizione dei messaggi vocali, già disponibile sulle applicazioni concorrenti.
Chiudiamo parlando di Spotify, che sta testando una sezione dedicata ai video verticali, a cui siamo ormai abituati su tutte le piattaforme
Ma adesso procediamo punto per punto!
YouTube lancia i requisiti di divulgazione dell’intelligenza artificiale
YouTube sta cercando di espandere le proprie informative sui contenuti generati tramite intelligenza artificiale, grazie ad un nuovo elemento posto all’interno di Creator Studio, in cui i creator dovranno dichiarare chiaramente il caricamento di contenuti dall’aspetto realistico realizzati con strumenti di intelligenza artificiale.
Ne sono un esempio i contenuti creati con Sora, di cui abbiamo parlato poche settimane fa.
Come si vede dall’esempio riportato qui sopra, ai creator di YouTube verrà espressamente richiesto di spuntare una specifica casella quando il contenuto è “alterato o sintetico e sembra reale“. Una volta selezionata, semplicemente, lo spettatore verrà informato che non si tratta di un filmato reale.
La nuova etichetta ha lo scopo di aiutare le persone a identificare deepfake e limitare la disinformazione tramite rappresentazioni manipolate o simulate, rafforzando dunque la trasparenza nei confronti degli spettatori e creando un rapporto di fiducia tra i creator e il loro pubblico. Lo stesso vale per i contenuti considerati borderline (cioè che non sono completamente fatti con AI) che potrebbero trarre il fruitore in inganno.
L’etichetta non aggiunta dal creator potrebbe essere inserita direttamente da YouTube in un secondo momento, capace – in maniera del tutto autonoma – di rilevare l’uso di contenuti multimediali sintetici e/o manipolati nella clip.
Tuttavia, non ogni utilizzo dell’intelligenza artificiale richiederà di seguire tale normativa; i contenuti definibili chiaramente “irrealistici”, come le animazioni, gli effetti speciali e i filtri di bellezza, non saranno soggetti alle nuove norme di divulgazione imposte dalla piattaforma.
Abbiamo già visto come le immagini generate dall’AI possano creare confusione e questo tentativo di trasparenza risulta sicuramente essere rassicurante, in vista dell’utilizzo sempre più massiccio dell’AI nelle nostre vite.
La sfida per le piattaforme sarà quella di stare al passo con le innovazioni di questo genere e, quando possibile, anticiparle.
I Poke tornano su Facebook
I trentenni ricorderanno bene l’uso degli squilli sul telefono per attirare l’attenzione di un amico/a o di una crush, giusto per fargli/le sentire la propria vicinanza o per dire “ti sto pensando”.
Poi gli squilli sul telefono sono stati sostituiti dai trilli di MSN, sul computer. Qualche anno dopo, negli anni 2000, ci ha pensato Facebook a rilanciare questa strana abitudine, introducendo il Poke, proprio nel tentativo di attirare l’attenzione di un altro utente presente sulla piattaforma.
La funzione non è mai stata eliminata del tutto, ma semplicemente nascosta tra i meandri reconditi della piattaforma.
Ad ogni modo, pensavamo ingenuamente di essercene liberati e invece, proprio adesso, all’inizio del 2024 pare che Meta – dopo alcune modifiche al design – abbia voluto riportare in auge questa feature, stuzzicando l’interesse degli utenti, soprattutto i più giovani.
Come? Rendendo il tasto “Poke” più visibile, ossia aggiungendolo ai risultati di ricerca delle persone che conosci sull’app, così da invogliare l’utente ad utilizzare il tasto sempre più spesso.
Ad apprezzare l’opzione sarebbe proprio la Gen Z che – nonostante faccia parte di un target di pubblico che non sembra essere solito frequentare la piattaforma – rappresenta ben il 50% degli utenti che in questi giorni si stanno intrattenendo con il poking.
Lanciata nel 2007 come un’opzione senza alcuna utilità specifica, solo adesso, a distanza di quasi due decadi dal suo lancio, il poke sta raggiungendo il giusto grado di popolarità.
Quanto durerà questo amore? Forse il tempo di un trillo? Nessuno può saperlo. Una cosa è certa: il poke, almeno per gli amministratori della piattaforma, sta vivendo il suo momento di gloria attesa da tempo.
La trascrizione dei messaggi vocali è in arrivo su WhatsApp
Esistono due macrocategorie di persone: i fan dei messaggi vocali, e coloro i quali preferirebbero leggere l’intera Divina Commedia pur di non ascoltare due minuti di audio.
Questa notizia casca a fagiolo per gli appartenenti a quest’ultima categoria. Sembra finalmente pronta la trascrizione dei messaggi vocali su WhatsApp, una delle funzionalità più richieste dagli utenti e già esistente da anni sulle applicazioni concorrenti.
Dopo una prima brevissima apparizione qualche mese fa, la feature è ricomparsa in modo più completo e ormai semi-ufficiale per dispositivi Android (è disponibile su Google Play Store per chi aderisce al programma di test in anteprima).
Una volta abilitata dalle impostazioni interne, l’app “ascolterà” al posto nostro e trasformerà in testo il messaggio vocale, garantendo la possibilità di leggerlo senza dover per forza ascoltare.
Funzionalità che, al di là dell’odi et amo del vocale in sé, può diventare qualcosa di molto utile se si è in un ambiente silenzioso, come il cinema o il teatro, o in un ambiente senza privacy come un treno o una sala riunioni. Oppure, ancor più utile, per chi ha problemi di udito.
A questo punto, non resta davvero che attendere l’annuncio ufficiale e il rilascio pubblico sulle app Android e IOS per ottenere finalmente la tanto attesa trascrizione dei messaggi vocali.
E così, voi contestatori delle note audio, sarete salvi!
Su Snapchat arrivano i filtri sponsorizzati in realtà aumentata
Snapchat, ha appena lanciato un nuovo formato adv: adesso anche gli inserzionisti potranno creare il loro filtro in realtà aumentata. Ma cerchiamo di fare chiarezza.
Gli inserzionisti potranno creare i propri filtri AR Sponsorizzati in pochissimi minuti utilizzando la Lens Web Builder, uno strumento gratuito di Snapchat che consente di realizzarli, senza costi di produzione esterni.
A loro volta, gli utenti, dopo aver scattato uno Snap, potranno accedere ai filtri scorrendo tra le diverse opzioni disponibili, per poi applicare effetti alle loro foto o video, prima di inviarli ai propri amici.
Con i nuovi Filtri AR Sponsorizzati e le Lenti Sponsorizzate già presenti, ai brand basterà un semplice click della fotocamera per raggiungere gli Snapchatter in modo ancora più efficace e veloce.
Tra i primi partner ad utilizzare i nuovi filtri, vi è stata la NFL che, in occasione del Super Bowl LVIII, ha lanciato un Filtro AR Sponsorizzato che mostra il countdown della partita con i loghi delle due squadre finaliste.
E, ancora, per promuovere la mostra Orchids, il Filtro Sponsorizzato del giardino botanico Franklin Park Conservatory, in Ohio, ha sfruttato la realtà aumentata per consentire agli Snapchatter di indossare una corona di orchidee.
Anche Spotify copia Tiktok e testa una nuova sezione Discover
L’applicazione sperimenta una nuova sezione composta da video in verticale, sulla scia del feed di TikTok a cui tutte le piattaforme si stanno ispirando.
TikTok è sicuramente la piattaforma più influente degli ultimi anni. Il suo accattivante feed verticale è stato replicato da tutta una serie di concorrenti, come: Instagram e YouTube. Ora anche Spotify non vuole essere da meno.
La società svedese ha confermato che sta attualmente testando una nuova funzionalità nella sua app che consiste in un feed verticale di video musicali e clip dei podcast che gli utenti possono scorrere potenzialmente all’infinito, cliccando su un cuore o saltandoli.
La funzione, che si chiama Discover e ha un’icona in basso nell’app, è stata segnalata per la prima volta dallo sviluppatore Chris Messina che l’ha scovata in una versione beta di iOS. Messina l’ha descritta come una “versione ridotta” di un feed di video musicali in stile TikTok.
Anche se qualcuno storce un po’ il naso, i primi dati mostrano che Canvas sembra favorire il coinvolgimento con gli utenti che, a loro volta, hanno maggiori probabilità di interagire con i brani e con i podcast a cui è associata la funzione, condividendoli o salvandoli.
Non è certo il primo tentativo che Spotify cerca di fare, introducendo formati social popolari per coinvolgere i suoi utenti. In passato, ha testato una “funzione Storie” che consentiva agli influencer di pubblicare storie per introdurre le proprie playlist. Senza però riscuotere gran successo.
Scrive TechCruch: “Questa novità potrebbe aiutare a presentare agli utenti nuova musica e offrire un modo per segnalare i loro interessi a Spotify in un formato familiare”.
Per questa settimana è tutto. Al prossimo #MercoledìSocial!