Social media, marketing e felicità?
“Sei triste / brutto / solo e utilizzi tecnologie vecchie: ti conviene comprare questo prodotto che ti aiuterà a risolvere il problema”. Con questa provocazione, Seth Godin evidenziava ieri in un suo post il concetto alla base della maggior parte della comunicazione puramente pubblicitaria.
Perché questo viene adottato da molte marche? Seth Godin suggerisce di provare a disegnare un grafico: su un asse la felicità del consumatore, sull’altro la spesa in advertising. Se questo tipo di comunicazione pubblicitaria ha lo scopo di renderci infelici se non compriamo il prodotto, cosa succede – si domanda l’autore di Linchpin – dopo che abbiamo visto un numero sufficiente di pubblicità?
Costruire valore
Esiste però un modo diverso di comunicare, che non si basa sulla creazione di infelicità, che è molto efficace anche da un punto di vista di marketing e che mette in primo piano la felicità (e non l’insoddisfazione) di chi interagisce con la marca. La conversazione tra brand e persone consente di “costruire” valore e di comunicare, attraverso la soddisfazione vera e non costruita di chi è contento del prodotto / servizio / marca, attraverso una relazione basata sullo scambio di valore.
Perché la conversazione non può basarsi sull’insoddisfazione? Perché – a differenza dell’advertising – la conversazione è un feedback continuo e immediato, non è fatta di numerosi, ripetuti e incessanti messaggi monodirezionali, ma, dal primo momento in cui viene attivata, è uno scambio, un’interazione costante. È facile capire come – in questo scenario – sia difficile portare avanti un dialogo basato sull’insoddisfazione.
La conversazione è efficace perché costruisce valore dallo scambio e si basa – per questo – sulla soddisfazione di chi vi partecipa. Il coinvolgimento del consumatore come strategia di marketing non può che estendere questo concetto, rendendolo concreto.
Sembra che i social media
– oggi strumento principale per realizzare questa conversazione – stiano aiutando a cambiare il modello di advertising basato sull’insoddisfazione. Anche lato advertising si notano cambiamenti: non tutto si basa sulla creazione di infelicità e sempre più spesso la comunicazione “pubblicitaria” (intesa in senso tradizionale) diventa l’incipit di un dialogo, di una relazione e di una conversazione.
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La prima immagine ritrae Ann Taylor prima e dopo il trattamento Photoshop, accompagna il post di Seth Godin e esprime concretamente il concetto di advertising basato sulla creazione di insoddisfazione. Fonte originale PsD – Photoshop Disasters.