I social media scarsi

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I prodotti che funzionano meglio sul mercato hanno due requisiti fondamentali: sono desiderabili per il target a cui si rivolgono e sono scarsi. Il primo aspetto spinge i consumatori a ricercare i beni, il secondo consente alle aziende di avere un ricavo dallo scambio.

Questa logica vale anche per le conversazioni, i canali e, in generale, per tutte le attività sui social media. Analizzare il target, lo sappiamo, è fondamentale, perché, con un’analisi di tipo psicografico, possiamo comprendere in modo efficace quali siano i comportamenti, le modalità di interazione e di relazione più affini al target. Un’analisi a questo livello di profondità ci permette di capire, per tornare all’analogia con i prodotti, quali siano le attività più “desiderabili”.

Però non è sufficiente proporre attività desiderabili: occorre che siano “scarse”.

La giornata di qualsiasi target, è fatta di ventiquattro ore, caratterizzate da numerose attività, spesso in conflitto o sovrapposte al tipo di interazione che potremmo proporre. In questo caso è l’analisi sociografica che, attraverso lo studio delle dinamiche sociali che caratterizzano il target, ci permette di capire – tra gli altri temi – anche il livello di “scarsità” delle attività che possiamo costruire.

Perché proporre un nuovo portale di ricerca e visualizzazione video a un target che passa già 40 minuti al giorno su YouTube? Perché proporre una community che riprende alcune funzionalità di Facebook quando il target a cui ci rivolgiamo utilizza già le stesse funzionalità su Facebook? Perché coinvolgere degli influencer in attività che sono del tutto simili ad altre azioni in cui sono stati coinvolti in passato?

Ecco perché essere “scarsi” è importante sul social web, molto più di quanto lo sia su altri canali: non è così importante che il messaggio sul cartellone che vedo tutti i giorni sia nuovo o diverso da quello che altre persone vedranno o hanno visto in altri contesti. Grazie alla componente tecnologica, i social media alleggeriscono il peso delle variabili di spazio e tempo, per cui cercare la scarsità è sempre più difficile e sempre più importante: le marche – a livello di comunicazione – non competono più solo con i propri vicini di casa, ma con tutto il mondo, inclusa la piccola società di tre studenti nata in un garage a San Francisco, o a Dubai o a Glasgow. Se questa offre all’utente un’esperienza migliore, perché il mio target dovrebbe scegliere la proposta della marca?

I commenti sono a disposizione per raccontarci le vostre esperienze: ad esempio belle iniziative sulla carta che non hanno mai avuto successo perché si sovrapponevano ad altre realtà esistenti e più utilizzate.

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