La social TV che vorremmo [Ricerca]
La televisione ha un ruolo importantissimo in Italia: abbiamo assistito alla crescita esponenziale dell’utilizzo di internet negli ultimi anni, ma la TV è rimasta uno dei canali di comunicazione preferiti nel nostro paese.
Un’altra caratteristica descrive bene l’approccio ai media dell’Italia: l’approccio “social”. Non a caso siamo il primo paese al mondo per tempo di utilizzo mensile dei social network.
Ecco perché è molto importante capire – per un paese come il nostro – quale sia il modo più efficace e utile di unire social media e tv: si parla di Social TV, di modelli di fruizione e di soluzioni tecnologiche.
Una recente ricerca di Miso ha evidenziato quali siano le esigenze più importanti rispetto a chi guarda la televisione e interagisce con un device connesso al social web, con dei risultati interessanti anche per le marche. Vi consigliamo di scaricare l’intero report per capire le modalità dell’esperimento alla base della ricerca.
Cosa è emerso:
- Lo spettatore televisivo cerca un’esperienza attiva sul “secondo schermo” che ha a portata di mano (cellulare, tablet), contestualizzata con il contenuto che sta vedendo. L’opportunità, per le marche, è quella di uscire dalla classica logica dell’advertising “per interruzione”: vedi uno spettacolo che ti piace, lo interrompo con il contenuto pubblicitario. I brand possono fornire invece contenuti complementari e interazioni che consentono agli utenti di informarsi e interagire tra loro contestualmente al contenuto;
- Lo spettatore si aspetta – sul secondo schermo – un’esperienza totalmente personalizzata, social e non “standard”. Il secondo schermo è più intimo, personale: non siamo abituati a leggere solo messaggi mainstream sul nostro smartphone. È importante, per le marche che vogliono creare un’esperienza rilevante, integrare il “social graph” dell’utente, in modo da includere – nell’esperienza – le connessioni, i contenuti e i profili di ogni singolo “spettatore”;
- Attraverso la fruizione di un contenuto, lo spettatore si autosegmenta e si aspetta un’interazione dedicata. I brand possono sfruttare i contenuti televisivi come momento di aggregazione, per individuare “tribù” di interessi e fornire loro esperienze uniche e personalizzate. Non significa “vendere”, ma attivare una relazione, che può durare nel tempo, tra la marca e le persone;
L’esperimento interessante di Miso, insomma, ci mostra come l’esigenza di personalizzazione e di connessione con il proprio “social graph”: l’insieme delle connessioni social.
Il potenziale per un cambiamento radicale del mezzo televisivo nei prossimi anni è enorme e significherà un cambiamento epocale nel modo in cui le marche si relazionano con gli utenti grazie alla TV: da una serie di messaggi “broadcast” che interrompono un’esperienza, a una serie di input per iniziare una relazione e che sono complementari all’esperienza di contenuto.
Cosa pensate dell’evoluzione della televisione? La state già sperimentando in qualche caso, magari utilizzando applicazioni che consentono di fare “check-in” nei contenuti?
Se volete conoscere Miso (un esempio di tecnologia per fare check-in nei contenuti) e volete scoprire meglio come funziona, ecco un video che lo racconta:
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