Thank God We Are Social #29

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gabriele.caeti

È la vigilia di Natale e sì, questo post, non sarà l’unico a non parlare di questo momento magico.
Come vuole la tradizione, vi racconterò una breve storia…

È Natale, e hai 10 anni, le tue manine e il tuo volto sono arrossati dal freddo, ma non ti interessa, anzi è una bella novità. Vuol dire che lui sta arrivando, vuol dire che sei sempre più simile alle persone che stanno laggiù, al polo coso, così lo chiamavi non sapendo se utilizzare Nord o Sud, a quei tempi, visto che in te c’era una furbizia arguta, fingevi l’ignoranza, nessuno se la prende con un bimbo ignorante, anzi, fa tenerezza.
E la tenerezza significava avere qualche regalo in più.
Adesso cammini nervoso per la tua stanzetta, vedi i vecchi poster, è quasi buio, c’è solo una lucina attaccata ad una presa, ha la faccia di un pagliaccio, a te i pagliacci fanno una paura tremenda, eppure tutti continuano a regalarteli, solo perché non hai il coraggio di dire che ti fanno paura, e continui a sorridere e a tenerti i tuoi clown.
Sei un leone solo per gioco, quando smetti di giocare torni una pecora, una pecora che vive di speranza.
I vecchi poster ricordano qualcosa che non c’è più, ogni oggetto è distorto dalla penombra e tu, sorridi, fuori fa freddo ma dentro di te c’è un calore inarrivabile, il calore che ha un bimbo la notte di Natale quando aspetta facendo finta di dormire, che lui arrivi con un sacco bello grosso, con una panciona grassa, con la barba da tirare.
Quel calore che è inestinguibile, così forte che potrebbe scaldare l’intero mondo.
Guardi l’orologio, non sai leggerlo, è incredibile ma a 10 anni non sai leggere l’orologio, e non hai mai avuto la forza di chiedere a qualcuno di spiegarti come fare.
Allora ogni tot, fai finta che sia mezzanotte, corri giù per le scale e voli verso l’albero, i tuoi piedini che tichettano sul legno grezzo, il tuo cuore che non batte, le farfalle che nidificano nel tuo stomaco e scopri che non è ancora giunto il momento.
La delusione del non dono è un’aspettativa troppo grande, ogni 10 minuti la tua mezzanotte viene rubata da delle domande che non hai voluto fare.
Ti accorgi che a furia di fare avanti indietro i tuoi calzini si sono bucati, a poco a poco la lucetta clown si affievolisce, i tuoi occhi si fanno pesanti, le manine sono più grandi, il pavimento scricchiola di più, ti tocchi il viso, è ruvido, pesante, i capelli sono lunghi, unti, i poster sono stracciati e la camera sembra essere diventata sempre più piccola in una claustrofobica morsa maligna.
A te non interessa, prendi il tuo bastone e corri per le scale, corri, già, in realtà deambuli a fatica, scendi per trovare un piccolo albero secco con una sola pallina di vetro, è rossa, spaccata in due.
Il tuo volto si riflette distorto in quel simbolo purpureo.
I regali non ci sono, ed è stato così per 60 anni, gli anni in cui tu hai aspettato senza fare nulla, in cui hai sperato in qualcosa che non sarebbe arrivato da solo, gli anni in cui hai chiesto un regalo che nessuno avrebbe mai potuto farti, se non te stesso: il coraggio.

Questo è il TGWAS di We Are Social per augurarvi un Natale e un 2012 pieno di errori, sviste e umiliazioni, perché almeno vuol dire che avrete avuto il coraggio di chiedere, provare e sbagliare.
Se vi aspettavate gattini e bacini, siete rimasti delusi, se vi aspettavate un po’ di vero spirito natalizio, speriamo di avervi accontentato.
Oggi è diverso, oggi il social lo respiriamo tra queste righe, non mettiamo dati, non mettiamo grafici, perché essere social, vuol dire anche avere una grande passione per il Natale.

Questo è il punto. E questa è la fine, vuol dire che non potete fare nulla per riaprire o correggere o riscrivere questo post, o si?
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Buona vita e Buon Natale da parte di We Are Social.