Seguici anche su
Il periodo tra Natale e capodanno è, per molti, un momento da trascorrere con la propria famiglia, magari a casa, con la possibilità di dedicarsi alle proprie passioni (anche extra lavorative) e di rilassarsi.
Chi si occupa di marketing sa che il pubblico a cui si rivolgono i canali tradizionali cambia un po’. Di riflesso, voi che leggete questo blog vi sarete trovati faccia a faccia con “canali” con cui di solito interagite pochissimo.
Avrete notato un proliferare di “Seguici anche su”, “Continua a seguirci su” seguiti dalle ormai onnipresenti icone: Facebook, Twitter e YouTube. In molti casi queste “call to action” hanno preso il posto dei rimandi al website di marca, in altri casi si sono affiancati ai canali principali, come ad esempio il call center.
Perché è sempre più utile il “seguici su”?
Quali sono le ragioni per cui le marche decidono sempre più spesso di segnalare i social network di riferimento nelle proprie comunicazioni ufficiali? Ci sono diverse motivazioni per cui le persone seguono i brand.
In questo caso abbiamo preso in considerazione le ragioni per continuare una conversazione sui canali social, dopo averla iniziata sui canali tradizionali. Ecco i sette motivi che potrebbero aiutarvi a decidere se mostrare o no questa informazione nelle comunicazioni di cui vi occuperete, o di capire meglio le ragioni di quelle che vedete.
- Approfondire: il messaggio sui canali di comunicazione tradizionali come la TV è “medio” (deve andare bene per tutti) e limitato nel tempo (per motivi economici). Rimandare a i canali social permette di aggiungere profondità, proprio nella direzione specifica più interessante per chi li visita;
- Estendere: il messaggio non si limita alla singola comunicazione ripetuta (come avviene per gli spot), ma è l’inizio di una conversazione, di una relazione sui canali social. Tra marca e persone, ma anche tra le persone che hanno interessi in comune riguardo il brand;
- Concretizzare: molto spesso lo spazio messo a disposizione da una pagina stampa o da uno spot non consente di capire se una marca o un prodotto sia veramente ciò di cui abbiamo bisogno. Continuare la conversazione permette di approfondire la relazione anche da un punto di vista commerciale;
- Connettere: rimandare la conversazione ai canali social consente di costruire più facilmente una community di persone interessate e di creare una sorta di giustificazione sociale (intesa come “social proof“) rispetto alla marca. Si tratta del meccanismo per cui, vedere che molti partecipano, ci fa pensare che la conversazione sia più interessante;
- Aiutare: le persone vogliono approfondire prima di acquistare. Lo possono fare parlando con la marca e con altre persone. I canali social possono essere un supporto valido per questo scopo, ma possono rivelarsi essenziali anche per chi è già cliente e vuole entrare in contatto con il brand. Il call center è sempre più spesso affiancato da rimandi a canali social;
- Diffondere: se qualcuno interessato a uno spot inizia a seguire la marca sui canali social, è probabile che le sue interazioni vengano viste dai suoi amici, amplificando efficacemente il messaggio iniziale;
- Adattare: rimandare la conversazione ai canali social permette di raccogliere le reazioni delle persone, sfruttando il social web come una sorta di “focus group permanente”, che consente di migliorare brand, messaggio e prodotto.
Cosa pensate del sempre più onnipresente “Seguici anche su”? Lo trovate utile e interessante? Vorreste integrarlo ancora di più in tutte le comunicazioni di marca? Raccontateci la vostra esperienza nei commenti.
E c’è anche chi utilizza l’advertising tradizionale solo per iniziare una conversazione sui canali social (ecco un esempio di ING Direct, se volete scoprire il contesto, potete usare Google Maps Street View).