Mercoledì Social #93

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silvia.raimondi

Siamo ormai entrati a pieno regime nel 2012: benvenuti all’appuntamento con il mercoledì social, anzi, con il mio primo mercoledì social! 🙂

Oggi ci occuperemo non solo di social in senso stretto, ma anche di argomenti un po’ collaterali, che però potrebbero assumere un’importanza strategica nell’immediato futuro dell’universo dei social media.

The post social media era
Cominciamo con un titolo lievemente allarmante: stiamo già superando l’epoca dei social? Considerando che il mondo business sta cominciando solo ora a riconoscere in modo unanime l’importanza del canale social, mentre moltissime piccole imprese ancora non sono entrate in quest’ottica, la notizia può suonare giustamente poco rassicurante. Eppure c’è chi, come Nick Decrock, già sta codificando nuovi modi in cui i brand interagiranno con i social media.

La presentazione che vi voglio presentare è stata esposta lunedì al Click Asia Summit, un evento di grande importanza nel panorama del digital in Asia che si è svolto proprio in questi giorni a Mumbai con il contributo di moltissimi esperti.
Nel suo studio, Decrock ci propone una visione aggiornata del rapporto che i brand creano con i propri consumatori-utenti: non più semplicemente basato sulle logiche del web 2.0, ma consapevole che il mondo social sta cambiando anche le aspettative nei confronti delle marche. Cinque sono i punti strategici:

  1. Contestualità: è essenziale creare collegamenti di valore tra i contenuti della marca e i contenuti di interesse per l’utente, così come unire la socialità virtuale alle esperienze della vita reale.
  2. Everything is for free: come i servizi di maggiore successo e utilità sono gratuiti (vedi Google), a maggior ragione i contenuti delle marche devono essere messi a disposizione dei propri clienti.
  3. Il controllo agli users: i consumatori vogliono essere non solo attivi e partecipativi, ma avere potere sul mondo della marca, costruirlo ed influenzarlo.
  4. Il brand è dei consumatori: se si vuole farli sentire davvero protagonisti è essenziale coinvolgerli nei processi di co-creation, dando loro strumenti e credito.
  5. Sharevertising: il social si basa sulla condivisione. Ma bisogna che gli utenti abbiano qualcosa da condividere e vogliano farlo di loro spontanea volontà. Un’esperienza positiva del prodotto è la chiave irrinunciabile per stimolarli.

Novità da Open Graph
Sono attese proprio per oggi alcune importanti novità per gli sviluppatori che si occupano di applicazioni per Facebook: in un evento a San Francisco, sarà presentato il passaggio dalle applicazioni che siamo abituati ad utilizzare a quelle che si basano sulla piattaforma di sviluppo Open Graph.

L’adozione del nuovo protocollo è avvenuta in concomitanza con la release di Timeline, ma ora sarà alla base anche di nuove importanti features. A quanto pare, infatti, gli utenti Facebook richiederebbero metodi di condivisione diversi dal famoso Like Button. Il Mi Piace è spesso ritenuto un’azione con cui ci si espone, che dà un giudizio o esprime un’opinione forte rispetto alla semplice condivisione, che invece può essere utilizzata anche per segnalare un contenuto che non ci trova concordi.

Ecco allora nascere le Gestures. Insieme al Like saranno possibili altre azioni, come Read o Watch, con meno implicazioni di giudizio, ma che dovrebbero alimentare la linfa vitale del social network: la condivisione.

Le gestures vivranno nella piattaforma Open Graph e, non appena Timeline sarà adottata da tutti gli utenti, gli sviluppatori potranno creare molte altre azioni per gli utenti.

Lo sviluppo di applicazioni sarà però soggetto a nuove regole e restrizioni per l’approvazione: niente di sconvolgente, ma il management di Facebook ha ritenuto fondamentale regolamentare le applicazioni, soprattutto in seguito a casi in cui vengono eseguite azioni non specificamente autorizzate dall’utente o che lo ingannano con informazioni carenti.

Per le ultime news sulla piattaforma Open Graph, stay tuned @FBOpenGraph!

Nasce Ubuntu TV
La seconda notizia che questa settimana ci ha colpiti arriva dal mondo open source: la grande famiglia Linux è pronta per mostrarci l’ultima nata, la Ubuntu TV. Per il momento le informazioni ufficiali sono poche e si limitano alla parte software, mentre per l’hardware ci toccherà attendere altre comunicazioni. Quello che per il momento ci è dato sapere è che l’interfaccia del mediacenter open source sarà semplice ed elegante, ci darà la possibilità di “consumare” format televisivi dei canali gratuiti e a pagamento, la visione di film che possiamo acquistare online e una libreria personalizzata. Tutto questo con un unico device dal controllo intuitivo e rapido. L’integrazione con altri sistemi sembra essere il punto focale del nuovo prodotto: Android, iOS e il mondo Windows saranno perfettamente compatibili, sia da mobile che dalle versioni desktop. Promesse, ma non ancora specificate, sono le integrazioni con Youtube e gli altri servizi di sharing musicale e video online.

Godiamoci il video di presentazione.

Stop Online Piracy Act
Chiudiamo infine con un aggiornamento sui famigerati SOPA e PIPA, che in questi giorni infiammano il dibattito politico statunitense. Mentre Wikipedia, Google, Yahoo! e altri “big” dell’online si sono accordati per sospendere i propri servizi in segno di protesta (proprio nella giornata di oggi), il grande pubblico rischia di perdere i dettagli più controversi della proposta di legge. Possiamo leggere su Wikipedia una descrizione formale dei contenuti, mentre vale la pena di soffermarsi sulla sintesi, opinabile ma ragionata, che ci offre Il Post.

Il punto focale delle proposte di legge, attualmente al vaglio del parlamento che ha presentato parecchi emendamenti, è la possibilità di bloccare i siti web che mettono a disposizione degli utenti materiale soggetto a copyright e diritto d’autore. L’oscuramento dei siti web potrebbe avvenire anche prima dell’effettivo accertamento della violazione, mentre i gestori degli spazi rischiano condanne pesanti, fino a cinque anni di carcere.

Le implicazioni non si fermerebbero qui: anche i siti che non ospitano direttamente i contenuti incriminati, ma che ne consentono la sola condivisione (leggi i social media per loro natura), sarebbero soggetti a sanzioni e dovrebbero quindi esercitare un controllo preventivo sui contenuti che gli utenti vogliono condividere. Anche se il PIPA è stato depotenziato, togliendo dalla proposta di legge il sistema di filtro dei DNS, con il quale si sarebbero potute praticare opere di azione diretta sui siti colti in violazione, è chiaro che colossi come Youtube e Twitter vedrebbero minate le fondamenta della propria leadership nel campo delle comunicazioni e sono quindi intenzionati a dare battaglia contro i difensori dei diritti di case cinematografiche e produttori di software.

Per un aggiornamento sugli ultimi sviluppi e le opinioni della rete vi rimando all’hashtag su Twitter #SOPA e #PIPA o all’articolo dell’Huffington Post.

Ed eccoci giunti alla fine del nostro post di aggiornamento settimanale: vi ha un po’ risollevati dopo il Blue Monday o ha accresciuto le vostre preoccupazioni? Fateci sapere se il vostro sentiment è positivo o negativo nei commenti!