Mercoledì Social #167

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andrea.savarino

Puntuali come sempre renderemo il vostro mercoledì entusiasmante e indimenticabile, grazie al nostro immancabile mercoledì social! Come dite? Siete già in spiaggia a rosolarvi come quaglie? Non avete scuse, il web non ha confini e vi raggiungerà anche sotto l’ombrellone!

 

Ma quanto vale un tweet?

Siamo ormai abituati a scrivere e leggere tweet tutti i giorni e sappiamo bene che molti Brand sfruttano il canale di Twitter per il proprio business…ma quanto vale realmente un tweet? Ha provato a capirlo Sumall mettendo in luce alcune interessanti correlazioni tra l’attività svolta su Twitter e il relativo ROI. Ad esempio è emerso che per avere un guadagno pari a quello generato da un follower su Instagram, occorrono almeno 10 follower su Twitter.

TWEET

Un singolo tweet, inoltre, sembra valere $25.62 per il brand, ma questo valore è destinato a calare drasticamente per ogni tweet successivo e varia soprattutto in base al settore in cui opera il brand stesso.

Che cosa ci insegnano queste curiose correlazioni, che sembrano essere regole universali? Esattamente l’opposto e cioè che non esiste un valore assoluto per un tweet, così come per qualunque altra attività “social”; al contrario: ogni social network ha una sua natura, che si sposa diversamente col settore in cui ciascun brand opera e che genera performance differenti a seconda della strategia adottata dal brand. Non si può ottenere una strategia vincente se non si studia attentamente il “luogo” e il modo in cui si vuole agire, nonché il target cui è rivolta la strategia stessa.

 

E quanto vale un hashtag su Facebook?

Ve ne abbiamo già parlato di recente ma la novità degli # su FB è troppo importante e merita un’attenzione costante. Questa volta vogliamo infatti porre l’accento sull’impatto che l’uso degli hashtag su Facebook può avere sulla visibilità dei contenuti, ovvero sul famigerato edgerank.

Quando infatti cliccate su un #, i post che vi vengono mostrati non sono solo quelli degli amici e delle connessioni dirette e soprattutto non sono mostrati in ordine cronologico; questo induce a pensare che FB applichi già dei criteri di rilevanza-tempo-affinità che conferiscono maggiore visibilità ad alcuni contenuti “hashtaggati” rispetto ad altri, sebbene Facebook non abbia ancora specificato nulla in merito. In altre parole, quindi, Facebook ha il potere di stabilire che visibilità dare ai post “hashtaggati”. Per i brand si tratta quindi di una grossa opportunità: grazie all’uso degli hashtag all’interno dei post, infatti, il brand avrà più possibilità di comparire nei risultati di ricerca e questo significa sostanzialmente tre cose:

Come sempre, ogni opportunità rappresenta un rischio e una sfida: quali e quanti hashtag usare? Che metriche saranno rese disponibili da Facebook, per misurare la performance degli hashtag? Vi terremo ovviamente aggiornati sugli sviluppi di questa importante novità.

 

Quando “vedere” è più importante di “leggere”

Vi proponiamo questa interessante infografica che illustra chiaramente quanto sia importante la rappresentazione grafica e visiva delle informazioni, se vogliamo essere sicuri che vengano recepite correttamente e senza un eccessivo sforzo cognitivo.

Infografica

Il nostro cervello elabora e registra le informazioni passando principalmente dalle immagini, l’occhio vuole la sua parte insomma…e come più volte abbiamo ribadito anche noi, i social media l’hanno capito da un pezzo.  Qui per l’infografica completa, se vi siete persi il link all’inizio.

 

Internet non ha più confini 

Parliamo spesso di quanto l’utilizzo di Internet e dei social network sia ormai diffuso nel mondo, ma sapete quante persone (ancora) ad oggi sono fuori dalla rete, ovvero senza una connessione internet? Ben 4,8 miliardi di persone. Tuttavia c’è già chi sta pensando a una soluzione all’avanguardia (sebbene bizzarra) per ovviare a questo problema e rendere davvero Internet il mezzo di comunicazione più “mondiale” al mondo. Chi poteva essere a pensarci, se non Google?

Google

Con un progetto pilota che partirà dalla Nuova Zelanda, chiamato Project Loon, verranno fatti volare dei palloni aerostatici che sfrutteranno le correnti stratosferiche per distribuire internet nelle zone del pianeta troppo difficili da raggiungere coi cablaggi tradizionali. L’obiettivo di Google è quello di riuscire a raggiungere almeno due persone su tre tra coloro che sono sprovvisti di connessione. Vorrà dire che un 1.600.000.000 persone dovranno proprio rassegnarsi.

 

Il negozio del futuro

Direttamente dal IMW 2013 (Integrated Marketing Week), vogliamo riportarvi alcune interessanti considerazioni fatte da Paul Price, CEO di Creative Realities su quelli che saranno i negozi del futuro.

Negozio

La tendenza comune dei retailers sarà quella di offrire esperienze di acquisto (e di valutazione dei prodotti) sempre più “social & digital”. Aldilà degli sviluppi di carattere tecnico e tecnologico, per i quali vi rimandiamo alla notizia, uno degli aspetti più interessanti che vorremmo evidenziare è invece relativo al targeting e allo studio del consumatore finale. Price ricorda infatti che il consumatore non va più profilato e descritto sulla base delle più tradizionali variabili demografiche (sesso, età, zona di residenza…) ma bensì va studiato e individuato in termini tecnografici, ovvero sulla base dei suoi comportamenti digital e social, del suo modo di interagire col brand e sul web in generale.

Altra cosa importante da tenere in mente è che la profilazione tecnografica non deve portare (nuovamente) il brand a ripartire i consumatori in segmenti, ovvero in compartimenti stagni: l’analisi del consumatore deve invece partire sempre dal concetto di “community”, ovvero dal fatto che ogni utente è costantemente collegato agli altri ed è parte di più network allo stesso tempo, in ciascuno dei quali può avere un ruolo e un comportamento differente.

Per oggi è tutto, ci dobbiamo purtroppo salutare ma tanto ormai lo sapete: ci rivediamo sabato, se non prima!