I social media e i tre cambiamenti televisivi: amplificazione, continuazione e segmentazione
Sempre più spesso sentiamo parlare di “social TV”: l’avvicinamento tra contenuto televisivo e conversazione. Come ogni grande evento, la messa in onda di programmi televisivi coinvolgenti, attiva un’interazione tra i partecipanti, resa possibile dai social media.
Gli eventi live o i contenuti televisivi permettono di sfruttare al massimo le potenzialità offerte dai social media, con logiche sempre diverse in base al tipo di programma e alle community interessate.
Un altro termine ultimamente molto frequente è “second screen“: non è un sinonimo di social TV, ma rappresenta l’insieme delle soluzioni che permettono di attivare una conversazione, abbinate al primo schermo (televisivo). Second screen non significa soltanto “device”, ma è un ecosistema più articolato di soluzioni. Si tratta di:
- Canali social: i social network (come Twitter o Facebook) o le piattaforme di conversazione (come i blog) che consentono alle persone di conversare. Questi canali sono più efficaci per la social TV se permettono un’aggregazione “per tematiche” e non solo “per connessioni”. Twitter da sempre è un social network ideale per la social TV, grazie alla logica degli hashtag, che pubblicamente permettono di partecipare a una conversazione. Facebook ha recentemente aggiunto questa funzionalità alle proprie caratteristiche, divenendo ancora più rilevante che in passato per attività legate alla partecipazione televisiva;
- Applicazioni social: stimolano l’interazione e facilitano azioni specifiche rispetto ai programmi televisivi. Azioni in passato condivise fisicamente (un esempio è “l’applauso”) sono ora estese anche a chi non è presente alla realizzazione del contenuto;
- Device: hanno un ruolo importantissimo nel facilitare la conversazione. Tanto più sono accessibili e abbinabili alla fruizione televisiva, tanto meglio funzionano per attivare dinamiche di interazione legate al contenuto. Smartphone e tablet sono molto importanti in questo contesto;
Per i broadcaster e per i brand che decidono di associarsi a un contenuto televisivo (come sponsor o come advertiser per esempio) queste logiche di conversazione sono fondamentali perché permettono di estendere la conversazione oltre la semplice fruizione televisiva, in tre modalità.
- Amplificazione: attraverso la diffusione della conversazione (con logiche sia earned che “paid”), il contenuto raggiunge molte più persone di coloro che stanno visualizzando il programma in uno specifico momento. Pensiamo ad esempio alle conversazioni su Twitter riguardanti un programma televisivo mentre va in onda;
- Continuazione: la conversazione permette di continuare nel tempo il contenuto, in alcuni casi influenzandone la serialità e le dinamiche;
- Segmentazione: le logiche di conversazione “per interesse” (es. hashtag) permettono di segmentare il target a cui ci si rivolge e fare in modo che alla conversazione possano partecipare persone realmente interessate al tema, massimizzando il livello di coinvolgimento;
Amplificazione, continuazione e segmentazione: sono tre modi di estendere il contenuto televisivo. Un’opportunità da prendere in considerazione per tutte le marche che prevedono la televisione tra i canali dei propri piani media, ma anche per tutti i brand che hanno valore da aggiungere rispetto ai temi trattati nella programmazione televisiva.