Con Jelly non è importante cosa sai, ma chi conosci (e quante cose sanno i tuoi contatti)

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Luca Della Dora

Avete una domanda? Jelly vi aiuterà a trovare la risposta che cercate, o meglio, lo faranno tutti i vostri contatti (o contatti dei vostri contatti) che vorranno darvi una mano.

Cos’è Jelly?
È un’applicazione mobile (lanciata da Biz Stone, co-fondatore di Twitter) che permette alle persone di formulare domande e dare risposte, basandosi su un mix di contenuti visuali e testuali.

Come funziona?
Le persone (e i brand) caricano un’immagine, propongono una domanda legata al contenuto caricato e la condividono: a vederla saranno tutti i contatti Facebook e Twitter presenti su Jelly, ma non solo. Già, perché il vero punto di forza di questo servizio è la visibilità che le domande avranno anche tra i contatti dei vostri contatti.

“It’s not what you know, it’s who you know.”

Tutte le domande pubblicate su Jelly possono anche essere inoltrate all’esterno, via sms, via email e copiando la URL della domanda stessa.

È utile per i brand?
Come per qualsiasi mezzo, la risposta non può essere univoca. Può essere utile per raggiungere determinati obiettivi, o nel caso ci sia una forte presenza dell’audience con cui si desidera interagire su questo canale.

Ci sono alcune categorie di brand che sicuramente sono – per loro natura – più adatte ad attivare una relazione con le persone facendo leva sui punti di forza di Jelly.

È un canale appena nato, quindi i brand che lo stanno già usando sono veramente pochi (General Electrics e Livestrong sono stati tra i primi), ma offre una serie di opportunità davvero notevoli, soprattutto per coinvolgere nicchie molto specifiche che possono dare il loro contributo sia ad altre persone con interessi affini, sia al brand stesso (può ad esempio essere interessante ascoltare il punto di vista di persone molto preparate su un determinato tema, per proporre poi contenuti di valore ad una community più ampia su altri canali del brand).

Questo è un esempio di ciò che General Electrics ha proposto alla propria community:

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Ecco invece come ha iniziato a usarlo Mark Zuckerberg:

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Jelly fa leva sul supporto che viene fornito dai network che gli utenti (e i brand) hanno già stabilito grazie alla loro presenza su altri canali (Facebook e Twitter) ed è questo che lo differenzia da Quora o Reddit, rendendolo un luogo più “personale” e dove – potenzialmente – l’affinità delle persone che risponderanno sarà maggiore. Questo permette, inoltre, di non avere la necessità – per le marche – di costruire una community da zero, ma di poter portare quella esistente sul canale – ovviamente in cambio di un valore diverso da quello offerto su quelli già esistenti.

La prima settimana, in numeri
L’analisi di una piattaforma basata su dati di una sola settimana dalla sua nascita non può portare a conclusioni definitive, ma può aiutare a comprendere come le persone hanno iniziato a usarla.

Secondo l’analisi condivisa da RJMetrics, durante la prima settimana sono state pubblicate più di 100.000 domande, con un picco il 10 Gennaio, ed una graduale decrescita a livello di coinvolgimento durante i giorni successivi.

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È interessante anche osservare il tempo di risposta delle domande che sono state condivise: se una domanda non trova risposta durante i primi 30 minuti, probabilmente cadrà nel dimenticatoio.

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Questo dipende molto dalle community degli utenti che stanno usando Jelly – ad oggi – sicuramente molto ampie, e per questo motivo poco specializzate su temi verticali (la maggior parte degli utenti attivi oggi sono persone che lavorano in ambito social media, marketing e tech).

Lo studio evidenzia anche un altro punto: le persone che iniziano ad usare Jelly, poi tendono a restare sulla piattaforma e a interagire con altri utenti. Le probabilità che un utente chieda (o risponda) è man mano maggiore, al crescere delle interazioni che ha già avuto.

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Solo il 16% di chi ha fatto una sola domanda è poi tornato ad usare Jelly. La percentuale sale al 30% per chi ne ha fatte almeno 2, per balzare al 50% per gli utenti che ne hanno sottoposte 3. È un dato molto significativo, che evidenzia come la piattaforma diventi più coinvolgente man mano che viene utilizzata.

Se volete approfondire lo studio di RJMetrics, potete farlo seguendo questo link, se invece volete segnalarci altri brand che stanno usando Jelly, o se volete darci la vostra opinione su questa nuova piattaforma, potete farlo qui sotto – commentando il post – oppure partecipando alla conversazione su Facebook o Twitter.

Domande? 🙂