Mercoledì Social #209

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stefano.voltan

Oggi è il giorno fatidico: Facebook spegne le Sponsored Stories.

O quasi.
Arriviamo a questo nuovo appuntamento con il mercoledì social dopo una settimana di avvicinamento, preparazione, (panico?), al momento in cui le Sponsored Stories non saranno più disponibili come prodotto di advertising a sé stante.
Un cambiamento sicuramente importante, che prevederà d’ora in poi l’integrazione del “social context” ai contenuti e alle inserzioni promosse su Facebook.

Uniamo questa prima notizia al fatto che il reach organico delle Facebook Pages si stia sempre più riducendo e arriviamo ad una conclusione fondamentale: da oggi sarà ancora più importante avere strategie chiare riguardo gli investimenti, il loro ruolo e i risultati generati su Facebook e, come vedremo, su tutti i social network.

La parola della settimana: native advertising
Sono stati molti gli articoli che hanno analizzato, nel corso dell’ultima settimana, cosa significhi e come utilizzare il “native advertising” sul social web. L’interpretazione negativa del termine associata al tentativo di “camuffare” contenuti promozionali utilizzando format o modalità proprie di un certo canale, non può dirsi rappresentativa del ruolo del nuovo panorama del social web.
Come mostra in modo semplice e diretto questa infografica, le interazioni native sono uno strumento per migliorare l’esposizione di una campagna che non può prescindere da strategie di comunicazione che puntino su un rich media che possa generare vero engagement.
Il native advertising acquista quindi un valore di relazione trasparente tra il brand e le persone che interagiscono con un nuovo contenuto perché collegato ad azioni dei propri amici o aderente ai loro interessi, coscienti che questo è stato sponsorizzato da un brand proprio a fronte di questi criteri.

native + rich media
Guarda l’infografica

Uno studio sul Post-Click engagement
L’importanza di costruire esperienze e interazioni davvero rilevanti per le persone viene confermata da questo studio di Shareaholic in cui emerge come i diversi social network possono veicolare differenti livelli di coinvolgimento degli utenti. E non è Facebook il canale che veicola il migliore livello di engagement:

shareaholic

Social adv: l’evoluzione secondo Google
Il panorama del social advertising interno ed esterno a Facebook è in fibrillazione e l’ennesima conferma arriva da Google. La prossima chiusura di Wildfire – che continuerà a supportare i propri clienti fino al 2015 – potrebbe rappresentare la scelta da parte di Google di creare un servizio proprietario che permetta di vedere la gestione della presenza social di un brand come un unico network dove engagement, performance, insight e risultati passano da una visione “per canale” a quella di brand.

Questo panorama di novità porta a riflettere sull’importanza di strategie di produzione di contenuti e promozione della conversazione che siano espressione di una visione più generale sul ruolo del brand sul social web.

Per concludere: non è una rondine che fa primavera
Ci lasciamo con altri spunti utili a fornire un quadro più completo dell’evoluzione di Facebook e del panorama generale della promozione delle conversazioni:

Gli hashtag, anche su Facebook, stanno trovando sempre maggiore utilizzo da parte dei brand secondo l’analisi di Socialbakers. Le statistiche percentuali sembrano suggerire un utilizzo da parte dei brand simile a quello che si fa degli hashtag su Twitter. Considerando le differenze sostanziali tra i due social network, credete che questa modalità di adozione sia corretta?
(E parlando di advertising, vedremo presto anche dei “promoted trend” anche su Facebook)
facebook statstwitter stats

Tra i nuovi strumenti introdotti da Facebook, la possibilità di utilizzare page post ad con una call to action esplicita sembrano generare risultati rilevanti in termini di costi per azione e di conversione finale. InsideFacebook ha approfondito in un’intervista (qui) lo studio realizzato da AdParlor (qui).

Secondo voi, quali sono altri social network che, evolvendosi, offrono ai brand le migliori opportunità di visibilità e coinvolgimento delle persone? Aggiungete i vostri spunti e con un commento a questo post.