Mercoledì Social #244
Eccoci tornati con il consueto appuntamento del mercoledì.
Oggi la nostra agenda è davvero piena. Parliamo, infatti, delle proteste di Ferguson e New York, di come Twitter affronta l’argomento Ebola, della nuova stringa di ricerca di Facebook e infine di Hope.ly.
Una nuova “primavera” per i social?
#BlackLivesMatter entra nei trending topic di Twitter e, nel giro di poche ore, vengono prodotti più di 13,000 tweet utilizzando questo hashtag, riporta Topsy.
Lo scorso 3 Dicembre, il Grand Jury di New York decide di non incriminare l’agente di polizia accusato dell’omicidio di Eric Gardner, avvenuto l’estate scorsa. E sui social parte la protesta.
Kill a dog= jail time, Police kills black man on camera= no indictment #ICantBreathe #BlackLivesMatter
— Mae (Natural Chica) (@NaturalChica) 3 Dicembre 2014
Saddened by the fact that I have a son that I can’t fully protect from the authorities. Hell, I can’t protect myself. #BlackLivesMatter
— Andre Perry (@andreperryedu) 3 Dicembre 2014
Sulla scia dell’episodio simile accaduto poche settimane prima a Ferguson, le persone decidono di mostrare il loro disaccordo in rete. Migliaia di messaggi iniziano ad essere diffusi su tutte le piattaforme social e ben presto si trasformano in vere e proprie proteste in strada, da parte della folla indignata rispetto alla sentenza.
Contemporaneamente, Times Square e la Central Station sono letteralmente prese d’assalto dai protestanti. Ma come è accaduto tutto questo?
I social sono stati utilizzati per coordinare le attività, per riunirsi, per capire chi volesse dimostrare il proprio punto di vista. E la polemica, piano piano, dai social si è spostata direttamente sulle strade, con manifestazioni che hanno attraversato tutto il territorio cittadino.
Se prima le persone accedevano alle notizie che i media decidevano di riportare; ora sono gli stessi utenti a creare le notizie e determinare quali portare all’attenzione della propria community.
La mappa, qui di seguito, rappresenta tutte le conversazioni dal 24 novembre al 5 dicembre, contenenti gli hashtag: #BlackLivesMatter, #ICantBreathe e #HandsUpDontShoot.
Cosa ci racconta invece Twitter sull’ebola?
Luminoso, spinoff di MIT Media Lab, ha monitorato tutti i tweet prodotti sull’ebola, in un periodo compreso tra il 31 Agosto e il 15 Novembre 2014. L’obiettivo è cercare di capire come le conversazioni online possano influenzare l’opinione pubblica.
Gli utenti hanno postato 5,4 milioni di tweet menzionando l’ebola. Un risultato che non impressiona: basti pensare che l’hashtag #ferguson, riferito alle proteste di cui abbiamo parlato precedentemente, è stato menzionato 7,8 milioni di volte nei nove giorni successivi all’omicidio.
La ricerca ha evidenziato come la maggior parte dei tweet sull’ebola, da un lato siano riferiti a possibili vaccini, cure o rimedi omeopatici della malattia. Mentre dall’altro, sia piuttosto forte la tendenza ad accusare i governi nazionali e le grandi compagnie aeree per la diffusione del virus. Sembrerebbe che l’argomento Ebola sia, in un certo senso, vittima di forti pensieri e opinioni.
L’analisi di Luminoso si concentra sia sulle strutture semantiche dei diversi post e sia sulla sentiment analysis che aiuta a mettere in risalto le intenzioni degli autori dei tweet. Le conclusioni indicano che, in questo caso, i numerosi tweet e contenuti prodotti, spesso provenienti da siti web o account fantasma, hanno limitato l’indiscusso ruolo di Twitter, come moderatore e influenzatore dell’opinione pubblica.
La ricerca per “old post” su Facebook
Facebook ha annunciato che sarà finalmente possibile ricercare per keyword anche tra i vecchi post dei nostri amici. I risultati di ricerca saranno sempre più personalizzati, cercando di far riscoprire agli utenti pensieri, notizie, post che sono apparsi nelle nostre newsfeed.
In merito alla privacy, Facebook assicura che i risultati riguarderanno esclusivamente i contenuti prodotti da noi o condivisi dai nostri amici. Al tempo stesso, non si esclude la possibilità di estendere la ricerca anche ai post pubblici.
L’intenzione è quella di pensare a Facebook non solo come piattaforma chiusa ma come motore di ricerca vero e proprio. Nell’era in cui le notizie sono create dalle persone, diventa importantissimo capire come la comunità attorno a noi pensa, agisce e risponde a determinati accadimenti.
Facebook permetterà alle persone di scoprire cosa gli amici hanno commentato, postato o semplicemente scritto su un determinato argomento.
Nasce Hope.ly, a supporto dell’America Red Cross
Terminiamo il nostro appuntamento parlando di una bellissima iniziativa promossa dall’American Red Cross.
Sull’esempio di Ice Bucket Challenge, l’associazione americana della croce rossa ha promosso, in collaborazione con Bitly, Hope.ly, un altro servizio di URL shortening con un contenuto a sorpresa.
Utilizzando il tool Hope.ly, il sito web con l’url ridotto presenterà un banner in alto che permetterà agli utenti di fare una donazione online. Cliccando sul pulsante “Donate”, si aprirà la pagina dove è possibile scegliere la causa e la somma che si intende donare. Ovviamente, l’iniziativa sarà condivisibile su Facebook e Twitter.
Una recente ricerca dell’American Red Cross, infatti, ha messo in luce che le persone si mostrano molto più attive e partecipative nel momento in cui le iniziative benefiche vengono condivise sui social dai propri amici.