Cosa significa Instagram oggi. Per le persone e per i brand.
Quando Facebook ha annunciato di aver acquisito Instagram per 1 miliardo di dollari, in molti si sono chiesti se una cifra del genere non fosse spropositata, e quale fosse la reale motivazione dietro questa mossa.
Oggi Instagram è valutato più di 35 miliardi di dollari, e i ragazzi tra 13 e 17 anni dichiarano di considerarlo il social network più importante: un dato che ha ancora più valore se osserviamo in che modo sta mutando la user base di Facebook, sempre più “matura” e più incline a usare la piattaforma in modo completamente diverso rispetto a quanto accadeva solo qualche mese fa.
Facebook rimane – di gran lunga – il canale più utilizzato, ma il tasso di penetrazione di Instagram è ora tale da spiegare perché molti brand stanno iniziando a sfruttarne le potenzialità nell’ottica della creazione di un mutuo scambio di valore con la propria community: questa sta diventando qualcosa di sempre meno effimero, sia grazie all’introduzione di prodotti sponsored, sia di soluzioni tecnologiche in grado di creare lead dirette in luoghi in cui i brand possono capitalizzare il contatto con le persone.
Non si tratta soltanto del numero degli utenti presenti su Instagram a renderlo uno strumento sempre più interessante, ma – soprattutto – il modo e la frequenza con cui le persone lo usano: soltanto Facebook registra una % di utilizzo quotidiano più elevata.
Sappiamo molto bene come la modalità di accesso ai contenuti stiano cambiando: le persone si trovano di fronte a un numero sempre maggiore di contenuti, a cui accedono da dispositivi molto diversi, in qualsiasi momento, e in “sessioni” spesso molto brevi.
Questo impone l’individuazione di modalità espressive – e messaggi – che sappiano conquistare l’attenzione di persone davvero interessanti per il brand stesso (per non “disperdere” energie e investimenti): il tempo speso su media digitali è sempre maggiore, soprattutto se osserviamo quello relativo ai dispositivi mobile.
Il racconto della propria marca (o di mondi affini) è un’attività che potrebbe apparire più naturale (e semplice) per marche che operano in determinati mercati, piuttosto che altri, ma la verità è che per qualsiasi brand è fondamentale individuare il tipo di racconto in cui si desidera coinvolgere i propri consumatori.
“Più i brand coinvolgono le persone a un livello più profondo e visuale, più le immagini diventano una parte fondamentale di tutta la storia della marca: una storia capace di portare le persone all’interno di un’esperienza”
– Pau Sabria, CEO e Co-Founder di Olapic
L’altro aspetto molto importante riguarda la capacità di dare la possibilità alle persone di contribuire a questa storia, per far sì che lo scambio di valore reciproco sia effettivo, e non soltanto una dichiarazione d’intenti.
I brand che registrano un tasso di interazione più alto sono quelli capaci di emozionare le proprie community, creando dei mondi a cui aspirare e in cui le interazioni rappresentano un modo per prenderne parte: auotmotive e marche di abbigliamento sportivo dimostrano infatti l’engagement rate medio più alto.
Ecco una panoramica di come sono distribuiti i brand su Instagram per categoria:
Abbiamo visto come Facebook stia sempre di più favorendo la pubblicazione di video direttamente sulla piattaforma, e di come il loro reach organico sia superiore a qualsiasi altro formato: su Instagram la % di video condivisi – rispetto alle foto – è rimasto sostanzialmente invariato da quando sono stati introdotti.
Anche in questo caso, ovviamente, ci sono differenze molto evidenti a seconda della categoria dei brand presi in esame: quelli che condividono più video sono i produttori di elettronica di consumo, dove per le persone è molto importante capire in che modo determinati prodotti possono migliorare le loro vite – o, più banalmente, possono capire il loro funzionamento.
Questo conferma, ancora una volta, come sia fondamentale comprendere il tipo di persone con cui si desidera interagire e con che finalità: soltanto questi due elementi possono assicurare di individuare il punto di connessione tra “cos’è rilevante per le persone” e “cosa desidera comunicare il brand stesso”, poco cambia se per rivolgersi a audience molto ampie o a piccoli gruppi di persone.