Mercoledì Social #262
Questo potrebbe sembrare un Mercoledì Social tematico. In realtà, pur prendendo spunto da un argomento unico, tocca vari aspetti. Perché l’argomento in esame avrà nei prossimi mesi un grosso peso su scala mondiale, a più livelli, anche social.
Parliamo delle elezioni negli Stati Uniti.
Già dalle prime battute di questa campagna elettorale americana si comprende come, nei prossimi mesi, ne vedremo delle belle.
Obama a suo tempo, per molti versi, riscrisse le regole del gioco: lo fece sia in termini di utilizzo dei media e delle varie piattaforme sia in termini di meccaniche di engagement.
Il video ormai vintage “Obama for America” ne racconta la case history, vincitrice tra l’altro del Grand Prix nella categoria Titanium & Integrated all’edizione di Cannes 2009.
Ma questo è il passato.
In questi giorni invece Hillary Clinton ci ha subito ricordato, con ben un anno e sette mesi d’anticipo sull’effettiva data delle elezioni (8 novembre 2016) quanto le primarie e poi la campagna elettorale vera e propria in Usa riescano a essere di grande interesse in tutto il mondo.
Per le migliaia di implicazioni politiche e per i relativi riverberi sociali che queste avranno a ogni latitudine, è ovvio, ma anche per come – e ciò ci riguarda un po’ più da vicino – riusciranno a utilizzare, modificare, potenziare gli strumenti di comunicazione.
Per come alzeranno l’asticella e sposteranno il confine del già visto anche in ambito social.
I social come canali “ufficiali”.
È bastato un singolo tweet di Hillary (chiamiamola semplicemente così, col suo nome, amichevolmente nonostante l’autorevolezza delle sue parole) per increspare le acque. Il video ha fatto il resto.
I’m running for president. Everyday Americans need a champion, and I want to be that champion. –H https://t.co/w8Hoe1pbtC
— Hillary Clinton (@HillaryClinton) 12 Aprile 2015
Le costanti possibilità di real time content da parte di terzi.
Naturalmente sono state tante le reazioni a questa dichiarazione d’intenti. A noi interessa il fatto che per fare l’annuncio siano stati scelti proprio Twitter e Youtube; perché anche i mezzi fanno il messaggio. E come questi mezzi abbiano iniziato a stimolare interazioni a tutti i livelli. A tal proposito vogliamo citarne soltanto una: quella di un altro campione della politica altrettanto self-confident: Frank Underwood.
Welcome @HillaryClinton to the #2016 race. Let’s have a great national debate. And then…I will win. #Underwood2016 — Frank Underwood (@Frank_Underwood) 12 Aprile 2015
Crisis management, social caring, gestione della polarizzazione.
Ma la politica, si sa, è assimilabile a certe categorie merceologiche in cui, con ogni azione ci si espone a critiche e negatività. Sicuramente dalle elezioni americane avremo tanti spunti interessanti anche in termini di crisis management e social caring.
Hillary dovrà cominciare da qui, dal “contro-hashtag” #WhyI’mnotvotingforHillary.
Qui un articolo del Telegraph.
E da tutti coloro che hanno già da ridire sul logo scelto per la campagna.
Ma ecco che arriva la prima – pronta – risposta.
Putting Hillary Bold to good use. http://t.co/NVtjlsoH5u pic.twitter.com/M3Q3nsWqyV — Hillary Clinton (@HillaryClinton) 14 Aprile 2015
Presenza ben bilanciata sui canali.
Comunque, al di là dei primi commenti – positivi o negativi che siano – possiamo osservare come Hillary abbia già fatto un uso ottimale delle piattaforme. Per esempio dando a Twitter l’onere di essere bilingue: sia inglese sia spagnolo.
Estoy postulándome para presidente. Todos los estadounidenses necesitan un defensor. Yo quiero ser ese defensor. –H http://t.co/MnnmLkYqLd
— Hillary Clinton (@HillaryClinton) 12 Aprile 2015
O bilanciando il suo carattere forte con una descrizione di sé più morbida, simpatica, da mamma. Infatti twitta con un linguaggio da duro, quasi da repubblicano, e poi si descrive così: “wife, mom, grandma, women+kids advocate, FLOTUS, Senator, SecState, hair icon, pantsuit aficionado, 2016 presidential candidate”.
Dimostrando poi di essere davvero focalizzata solamente sulle elezioni, il bene per il proprio paese e per la propria famiglia: infatti segue giusto 14 account su Twitter (da sua figlia, alla sua fondazione, passando per suo marito) contro i 3,36 milioni di follower.
D’ora in avanti quindi – per tornare all’incipit di questo post – dovremo solo stare a vedere, per vederne delle belle.