Mercoledì Social #263
In questo mercoledì social parliamo dello sviluppo di alcune piattaforme digitali già piuttosto affermate e dei loro diversi possibili usi. Approfondiremo la possibilità di lanciare ADV personalizzata su Spotify; come il sito The Drum analizzi con attenzione le case più interessanti su Vine ogni settimana; perché Periscope stia vincendo la sfida con Meerkat e infine di come il “cinema muto” stia tornando in pole position.
Spotify “targettizza”
Spotify oramai può vantare numeri da capogiro: 1,5 miliardi di playlist con più di 60 milioni di user attivi ogni mese e 45 milioni raggiungibili attraverso la versione free.
Certo sono dati che non hanno lasciato indifferenti i grandi brand e il social network della musica non si è lasciato sfuggire l’occasione: infatti dopo aver acquisito lo scorso anno “The Echo Nast,” la compagnia di acquisizione dati, attraverso la lettura dei gusti musicali degli utenti, ha sfruttato la preziosità delle sue informazioni dando la possibilità agli interessati di targettizare i loro messaggi pubblicitari.
Immaginatevi ad ascoltare musica d’allenamento mentre vi fate una corsetta quando arriva un annuncio che lancia cheeseburger e patatine. Non sarebbe il massimo, ma se invece vi venisse proposta una bevanda per il fitness o degli integratori per sportivi forse il messaggio non passerebbe inosservato. Adesso questa è una possibilità reale e un’opportunità d’investimento concreta e vincente per qualsiasi brand.
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Periscope VS Meerkat
Sembra sempre più evidente agli occhi di tutti l’esplosione dei “live stream”. Sono un nuovo strumento divertente e interessante di condivisione: attraverso l’account Twitter ci si può loggare in “Periscope” e dare vita ad una diretta video in streaming che può essere vista dai propri follower, ma non solo, se si sceglie l’opzione “visibile a tutti”.
Durante i live si ha la possibilità di interagire con gli utenti che ci stanno seguendo rispondendo ai loro commenti, mentre gli spettatori hanno la possibilità oltre che di commentare anche di inviare un “cuore”, l’equivalente del like di “Instagram”.
Questo strumento risulta molto interessante anche per i brand in quanto può essere usato in live conference, o per il “dietro le quinte” di eventi, come situazioni estreme o particolari, ma anche, qualora si avessero dei testimonial particolari o influencer di spessore, a far interagire direttamente i fan con loro.
Periscope sta surclassando Meerkat pur essendo apparentemente molto simile. In realtà le differenze sono molte, ed è in queste che il primo risulta essere molto più performante. Non a caso Meerkat è stato sviluppato in soli tre mesi, mentre per Periscope si è reso necessario più di un anno di studi.
Periscope ha un layout molto più tradizionale, con immagine profilo e la possibilità di inserire una breve descrizione, a differenza di Meerkat, che inoltre ha la funzione di accesso automatico se schiaccia sul link, cosa che ai più risulta fastidiosa. Infine Meerkat stila una classifica degli utenti a seconda dei like ottenuti, delle visualizzazioni e della lunghezza dei live. La domanda è: perché?
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The Drum & Brand Vine Chart
Vine in Italia non ha ancora preso piede con prepotenza, ma fuori dai nostri confini nazionali è già usato, apprezzato e soprattutto risulta essere in crescita costante.
La sua forza probabilmente è nella durata breve, che costringe i brand a dover essere incisivi nei pochi secondi, 6.5, che vengono dati loro a disposizione.
Questo, fra gli utenti, risulta essere motivo di visione e di condivisione, dato il poco impegno che richiede in cambio di ciò che può offrire.
Sono molti i brand che investono su Vine e producono creatività interessanti attraverso le possibilità offerte da questa piattaforma. The Drum, specializzato nel “modern marketing” ogni settimana raccoglie le migliori “Brand Vine Chart” in una classifica precisa e dettagliata, che è sicuramente utile per capire come si sviluppa, come cresce e come può essere sfruttato Vine per i Brand.
In attesa che sbarchi anche in Italia, come a breve accadrà, e che diventi presto una “moda”, non ci resta che approfondire per farci trovare pronti a produrre decine di “Brand Vine Chart”, fino a stuzzicare l’attenzione di The Drum!
Charlie Chaplin is back
Ultimo brevissimo punto, ma non meno importante in ottica di produzione di creatività, è sul ritorno dei video muti sui social network.
La domanda d’oro è perché? La risposta è semplicissima: spessissimo i contenuti video vengono fruiti dagli utenti tramite cellullari. In questo caso l’audio non parte e l’attenzione si concentra solo sulle immagini. Perché Facebook inserisce i video in autoplay di default, ma muti. Viene facile immaginare che magari si è in un luogo pubblico, o più semplicemente non si ha voglia di attivare la funzione sonoro. Quindi l’audio diventa decisamente secondario, al punto di rischiare di diventare a breve completamente inutile.
Charlie Chaplin is back, quindi siate incisivi, siate muti e buttate un occhio qua!