THANK GOD WE ARE SOCIAL #252

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sarah.ward

Buongiorno e buon sabato a tutti! Mentre sorseggiate il vostro caffè, leggetevi il TGWAS n. 252, oggi vi parliamo di rettili, ovviamente in senso lato.

Gli appassionati di basket gradiranno, lo sappiamo già. Chi, invece, preferisce il lancio delle palline di carta nel cestino – ma è molto social – saprà comunque apprezzare.

Ad ogni modo tenetevi un po’ più forte al vostro caffè, oggi parliamo dell’addio di Kobe Bryant al basket e della eco che questo evento ha avuto sui vari canali social.

Lui, Kobe, è considerato uno tra i migliori cestisti della storia dell’NBA. Dopo 20 anni di carriera, però, ha capito che era giunta l’ora di dire addio e ha pensato bene di farlo in pompa magna. Il 13 aprile scorso ha giocato la sua ultima partita allo Staples Center, la casa degli LA Lakers, che, poi, è anche un po’ la sua.



via GIPHY

Visto che abbiamo fiducia nel vostro grado di attenzione, vi starete chiedendo: cosa c’entrano i rettili? Ebbene, il buon Kobe, si è attribuito un soprannome: “Black Mamba”, che guarda caso è uno dei serpenti più velenosi al mondo, famoso per la sua velocità nell’attaccare le sue prede e per le squame nere. Trovate delle analogie? Noi sì e non siamo i soli.

La scelta di questo soprannome ha permesso al cestista di creare un vero e proprio marchio di fabbrica, che Nike ha prontamente sfruttato per l’occasione e non solo.

Il brand e il signor Bryant, infatti, sono amici dal 2006 e insieme hanno prodotto una scarpa che oggi è giunta all’undicesima edizione. La sublimazione di tutto ciò, però, è arrivata proprio qualche giorno fa con #mambaday, l’hashtag lanciato da Nike per presidiare questo evento epico.

Facciamo una veloce carrellata di cosa è successo su:

Facebook

Video commercial che somigliano a musical:


Dediche di amici:






Celebrazioni da parte dei brand:




Twitter

Una pioggia di dediche, dichiarazioni di stima da parte di tutti – e per tutti intendiamo anche Barack Obama – e tante scarpette.


Insomma Twitter did it again: ha lanciato l’emoji del modello Nike Kobe associato a #mambaday, confermando un trend che ha abbracciato in varie occasioni – ad esempio per la notte degli Oscar o per l’uscita dell’ultimo capitolo della saga di Star Wars – e che non ha intenzione di mollare.

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Snapchat

Sì, ci ha messo lo zampino, anzi il lenzuolino, anche Snapchat, creando un filtro ad hoc.
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Brand come Foot Locker, poi, hanno seguito l’evento in diretta.


Non dimentichiamo l’app di Nike che permette di creare il proprio poster con template nero e scritte dorate (avevate dubbi?) e imprimerci il proprio pensiero sull’atleta.  Business Insider contribuisce cosi.

Apriamo la parentesi seria e vi diciamo, sospirando, che tutto ha un inizio e una fine. Kobe e Nike hanno avuto un merito: hanno saputo comprendere con una precisione rettile, appunto, non solo le contraddizioni, ma anche i pro e i contro del successo, degli effetti che può avere su chi lo raggiunge e sono stati coerenti fino all’ultimo canestro.

“Haters are a good problem to have. Nobody hates the good ones. They hate the great ones.“

Dal vangelo secondo Kobe Bryant featuring Nike.

Per salutarvi, chiudiamo la parentesi seria e riapriamo quella più giocosa e vi poniamo un quesito: cosa lega Kobe Bryant a Game of Thrones?

Scopritelo su Mashable.

Al prossimo sabato!