THANK GOD WE ARE SOCIAL #305
È sabato, il sole scalda ma l’aria è di nuovo fresca e frizzante: le premesse perfette per un meraviglioso weekend lungo?
Sicuramente perfette per scappare dalle città e immergersi nella natura a cercare emozioni incontaminate, poco importa che si tratti di adrenalina da sport estremi o del brivido di una foresta sotto al cielo stellato.
Accendete la vostra playlist preferita (se volete un consiglio un po’ hippie, sintonizzatevi su SurfFM ? ? ): oggi parliamo di sport estremi e social media!
Voglia di estremo ?
Vi siete mai chiesti perché siamo così attratti dalla sensazione di estremo tipica di alcune attività outdoor (più o meno pericolose)?
Pelle d’oca, fiato sospeso.
Non c’è una sola risposta, ma probabilmente esiste almeno un punto di vista che ci mette tutti d’accordo: in quei momenti, mentre siamo presi dal brivido dell’azione, non esiste altro, non ci sono distrazioni, siamo concentrati solo sull’attimo presente.
Ci sentiamo vivi.
“Vivere il momento”, per banale che sembri, è un insight pazzesco: quante volte, quando torniamo alla routine quotidiana, bombardati di pensieri e cose da fare, il brivido è sostituito dal senso di malinconia per quell’esperienza mistica?
Si tratta di un’esperienza che la psicologia racchiude nella definizione di flusso, o esperienza ottimale.
Introdotta nel 1975 dallo psicologo Mihály Csíkszentmihályi con la teoria del flusso, è stata poi applicata successivamente a diversi campi tra cui proprio lo sport.
Ed ecco che la tranche agonistica, una storia che non tutti possiamo davvero vivere, diventa anche una storia da raccontare, di cui tutti possiamo essere spettatori.
Gli anni novanta ?
Corre l’anno 1995 e per la prima volta, a Rhode Island (USA), l’emittente televisiva ESPN organizza i First Extreme Games, che dall’anno successivo diventeranno quegli X Games che a lungo hanno monopolizzato la dimensione estrema della cronaca sportiva.
Mood?
Un’arena affollata, i flash delle macchine fotografiche, la diretta TV, i magazine.
Per restare connessi con questo mondo, gli appassionati non possono fare altro che aspettare eventi come questi e le Olimpiadi oppure cercare l’ultimo numero del Surfer Journal nelle edicole specializzate.
Gli X Games si moltiplicano nelle edizioni Summer e Winter, nel 1999 nasce Extreme Sports Channel, nel 2002 Shaun White vince la prima di 23 “X-medaglie” (la storia dello snowboarding sta per essere riscritta) ed è già tempo di social media.
Qualcosa è cambiato? ?
Facebook (2004), Youtube (2005) ma anche brand tech come GoPro (2004).
I nuovi media e le nuove tecnologie cambiano radicalmente il modo in cui le persone fruiscono i contenuti e inizia un’era in cui il confine spettatore-protagonista diventa sempre più fluido.
La possibilità di seguire i propri atleti preferiti diventa quotidiana, l’accesso alle dirette di competizioni e campionati è garantito da uno smartphone e da una connessione internet. Gli atleti e gli sponsor non devono più sgomitare con i contenuti mainstream dei circuiti televisivi per essere seguiti.
Oggi, l’evoluzione delle piattaforme, dei modelli di contenuto e dei device tende sempre più a garantire la possibilità di catturare e rappresentare istantaneamente un’esperienza.
Live streaming ?
Non è più necessario un canale TV per mandare in onda una diretta.
Eccovi un esempio fresco fresco: la heat finale dell’ultima tappa del campionato del mondo di surf, trasmessa live sul profilo Facebook della WSL da Bell’s Beach (Australia). – se non avete impegni, riguardatevela tutta, ne vale la pena 😉
360° contents ?
Un po’ di skydiving, date un’occhiata a come ci si sente in caduta libera.
…in un unico formato! ?
Accessibile per tutti: Samsung (cliente) ha appena lanciato la nuova Gear 360 in grado di filmare in 360 e trasmettere live.
Siamo in trepidante attesa del primo bunjee jumping 360° in live streaming… ?
Se non state più nella pelle, però, datemi retta.
La ricetta è solo una: see you out there! ??