Generazione Z e Influencer Marketing

Analisi
Luca Della Dora

In questo post (tratto da una ricerca di Katie Young – Senior Trends Analyst di GlobalWebIndex) vogliamo evidenziare alcuni aspetti interessanti relativi alla Generazione Z e alla loro ricettività rispetto all’influencer marketing.

Ormai da molto tempo i Millennials hanno guadagnato grande attenzione da parte delle aziende, come testimonia anche l’enorme mole di ricerche effettuate sui loro comportamenti online (e non). Ma ora che i Millennials stanno entrando in una nuova fase della loro vita, è arrivato il momento di estendere quest’attenzione a una nuova generazione – la Generazione Z – che presto acquisterà ancora più importanza per le aziende, perché in grado di effettuare acquisti in autonomia e di influenzare le opinioni altrui.

Analizzare una generazione composta da decine di milioni di persone rappresenta senza dubbio una generalizzazione, ma è altrettanto vero che un ragazzo che ha 16 anni nel 2017 vive in un mondo profondamente diverso rispetto a quello che viveva un sedicenne nel 2007.

I Millennials ricorderanno l’arrivo di Facebook, così come com’era il mondo prima della diffusione degli smartphone, mentre la Generazione Z è cresciuta in un contesto in cui i social media erano già presenti e internet è accessibile in qualsiasi momento (e ovunque): questo ha un enorme impatto sul modo di comunicare tra loro e con i brand, ma anche sul loro approccio all’informazione e alla ricerca di prodotti. Le aziende non possono permettersi di ignorare questi cambiamenti, e hanno, anzi, la possibilità di sviluppare relazioni con loro, anche attraverso attività di influencer marketing.

A differenza dei Millennials, la Generazione Z (utenti internet tra i 16 e i 20 anni) è stata – da sempre – abituata a vivere in canali social già composti da ampissime user base. Osservando il loro rapporto con le principali piattaforme, è evidente il loro legame con Youtube: virtualmente, ogni persona appartenente a questa generazione visita/usa Youtube ogni mese (95%) – si tratta di una penetrazione (a livello di reach) che nessun altro canale può vantare. Questo ribadisce, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto siano importanti i contenuti di intrattenimento per persone di questa fascia d’età.

Mentre per i Millennials i social media hanno avuto un ruolo fondamentale nel condividere i propri update e nell’osservare le attività dei propri amici (e contatti in generale), per i ragazzi di oggi rappresentano soprattutto un luogo in cui trovare intrattenimento (ma non solo), come show TV, clip e contenuti relativi alle loro celebrities preferite.

Questo cambiamento rappresenta un’enorme opportunità per i brand – soprattutto se pensiamo a quello che riguarda il coinvolgimento di influencer e content creator su questi canali. Basti pensare a Unilever, che ha coinvolto Zoella per il suo canale Youtube “All Things Hair”, o a Kim Kardashian e Airbnb su Snapchat: sono già moltissimi i brand che stanno facendo leva su attività di questo tipo.

SECONDO GLOBALWEBINDEX NESSUNA GENERAZIONE È TANTO RICETTIVA, NEI CONFRONTI DI QUESTO TIPO DI CONTENUTI, COME LA GENERAZIONE Z.

Innanzitutto la Generazione Z è più incline a essere “influenzata” rispetto a qualsiasi altra generazione, e non si tratta solo dei messaggi prodotti da celebrities. Più del 40% di loro dichiara di modificare l’opinione rispetto a qualcosa dopo aver sentito l’opinione di qualcun altro e sono – largamente – la generazione che segue più celebrities sui canali social.

Il 57% degli appartenenti a questa fascia demografica hanno fruito di contenuti presenti su un vlog almeno una volta durante l’ultimo mese, e un quinto di loro dichiara di aver guardato video di vlogger o celebrities su Youtube: è qui che dichiarano di trovare la maggior parte di contenuti che parlano di brand o prodotti. Questo, ancora una volta, sottolinea quanto sia alto il potenziale per alcuni brand che possono coinvolgere influencer per comunicare determinati tipi di prodotti.

La Generazione Z è super ricettiva rispetto ai messaggi di marketing, anche perché – da sempre – è stata abituata a ricevere costantemente contenuti di questo tipo, non soltanto attraverso canali “tradizionali”, ma soprattutto accedendo ai canali social (con sponsored post e altri prodotti di adv di questo tipo).

Hanno sempre avuto accesso a una quantità potenzialmente infinita di informazioni e sono quindi abituati a filtrare quasi automaticamente quelle rilevanti. Sta quindi ai brand capire come comunicare e come coinvolgere le persone appartenenti a questa generazione, attraverso contenuti adatti a essere consumati in sessioni molto brevi (vista la tendenza a fruirne da mobile) e che sappiano differenziarsi dalla “massa”.