THANK GOD WE ARE SOCIAL #365
Strade che portano i nomi delle cascine vicine. Calure estive segnate dall’insistente frinire delle cicale. Ciabatte strascicate per i cortili. Schiamazzi dialettali. Amici che il venerdì sera ti salutano dicendo “stasera torno presto, chè domani all’alba devo irrigare i campi”.
Un’ordinarietà che incanta.
Eh no, non siamo sul set di “Chiamami col tuo nome” (e io, d’altra parte, di Oliver in braghini corti, purtroppo, non ne vedo).
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Per chi come me lavora in una grande città, ma vive in un piccolo paese di campagna, le giornate si dividono tra la dinamica intraprendenza urbana e la silenziosa umiltà rurale.
E quando capita di domandarsi a quale tra questi mondi si appartenga, inevitabilmente ci si risponde “ad entrambi”, perché l’uno non può che beneficiare dell’altro e viceversa.
…E ORA PARLIAMO DI SMART LAND
Intuitivamente, quando pensiamo al concetto di “smart” l’associazione immediata è alla città: è la città che si fa portavoce e bandiera del progresso, dell’innovazione, del cambiamento, anche e soprattutto in un settore come quello digitale. Parliamo quindi di smart city come utilizzo intelligente ed esteso delle tecnologie digitali all’interno di un contesto urbano.
Ma il concetto di smart trova applicazione anche al contesto extra-urbano. Impensabile, eppure possibile.
Per Smart Land s’intende quindi un territorio rurale o montano, valorizzato e rilanciato grazie alle opportunità offerte dall’innovazione digitale: ruvido intreccio tra uno sguardo al futuro e uno al passato.
UN’APPLICAZIONE: L’AGRICOLTURA 4.0
Sempre più attenti a ciò che mangiamo, con frutta e verdura a costituire la principale voce nella spesa degli italiani, spesso ci troviamo ad interrogarci sulla provenienza del cibo che acquistiamo, sulla sua salubrità e sostenibilità.
Almeno, così ci dipingono le ricerche (basti pensare alla crescita di prodotti a KM 0, scelti dal 33% degli italiani – dati relativi al “2° Osservatorio Nazionale sullo stile di vita sostenibile“).
E a tutto ciò, s’aggiunga che il 2018 è stato proclamato l’Anno del Cibo Italiano.
Potrebbe essere interessante, quindi, conoscere come Internet of Things e Big Data impattano sul patrimonio dei territori fuori dalla città e su quelle attività primarie che fondano uno degli asset strategici dell’esperienza Italia.
Una particolare applicazione di Smart Land è infatti quella rappresentata dalla cosiddetta Agricoltura 4.0 (anche detta Smart Agrifood o Precision Farming), ovvero un insieme di strategie che sfruttano Big Data e soluzioni IoT per rispondere all’esigenza di monitorare lo stato di salute delle colture così da massimizzarne qualità, rendimento e profitti, consolidando e rafforzando il prestigio qualitativo, la sostenibilità ambientale, la redditività e la competitività della produzione italiana.
È tempo di smettere, insomma, di continuare a pensare ai droni solo in relazione ad emozionanti riprese aeree, per acquisire consapevolezza del loro possibile utilizzo per il monitoraggio delle coltivazioni. Tra le diverse funzioni, i droni sono in grado di scovare porzioni di campo non correttamente irrigate attraverso l’utilizzo della fotografia time-lapse, di scattare immagini in automatico e di effettuare l’irrorazione di fertilizzanti e pesticidi senza l’ausilio dell’uomo.
E se quando pensiamo a veicoli a guida autonoma immediata è l’immagine di una Tesla, in realtà, anche sui percorsi da mietere si intravedono all’azione i primi prototipi di macchina agricola evoluta: è questo il caso del trattore a guida autonoma, presentato a Parigi dal Gruppo CNH Industrial in occasione del SIMA – Paris International Agribusiness Show 2017.
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È l’Osservatorio Smart AgriFood della School of Management del Politecnico di Milano a fornire qualche dato a riguardo: attualmente in Italia il mercato dell’Agricoltura 4.0 è di appena 100 milioni di euro, cioè solo il 2,5% di quello globale e coinvolge solo l’1% della superficie coltivata complessiva, nonostante un know how diffuso in materia, con ben 60 aziende, principalmente start-up (il 12% delle 481 nuove imprese internazionali attive, dal 2011, nell’AgriFood), che operano in questo settore e con oltre 300 soluzioni smart a disposizione.
ESSERE CONTADINI AL TEMPO DEI SOCIAL
Agricolus, con la proposta della sua piattaforma per l’agricoltura di precisione, è stata una delle realtà imprenditoriali a rappresentare l’Italia nella più recente edizione del CES (Consumer Electronics Show), la più importante fiera internazionale dell’hi-tech tenutasi a Las Vegas dal 9 al 12 gennaio. L’azienda fiorentina ha sviluppato un ecosistema cloud che permette di identificare malattie, monitorare la crescita e il decision making per trattamenti e fertilizzazioni delle proprie coltivazioni.
A dimostrazione di come il binomio tra digitale e agricoltura coinvolga anche la nostra produzione, ancorata ad un solido terreno di tradizioni ma, non per questo, cieca nei confronti di uno sviluppo digitale da cui poter beneficiare.
Non è un caso se il 71% degli agricoltori italiani sostenga di utilizzare Internet almeno una volta al giorno per svolgere il proprio lavoro, con il 35% che dichiara di farsi supportare anche da app per smartphone e tablet (dati Image Line – Nomisma).
E tra le migliori app per l’agricoltura 4.0 troviamo Delajo, che permette di gestire e tracciare l’intero processo produttivo delle proprie coltivazioni e Plantix che, grazie a un’Intelligenza Artificiale, offre la possibilità di riconoscere eventuali patologie che affligono la propria pianta attraverso una semplice foto.
Quasi la metà degli agricoltori italiani, inoltre, dichiara di avere una propria pagina Facebook, utilizzata per pubblicare immagini e informazioni sui prodotti. Una familiarità col mondo social che trova conferma nei numerosi gruppi FB dedicati agli agricoltori.
Dai più generalisti, come quelli collegati alla pagina Noi Siamo Agricoltura, che raccoglie ben 260mila fan (il relativo gruppo ha oltre 14.000 membri), a quelli dedicati ai trattori come AAA… trattori mania (61mila membri), per arrivare ai più iperspecifici, come Esperienze e consigli sullo zafferano, che non ha neppure 2mila membri ma vanta un grado di approfondimento della materia molto elevato.
MA… C’E’ CAMPO?
Bene. L’agricoltura 4.0 parla di Internet of Things e Big Data analytics…in questo senso, sottintende tuttavia un requisito essenziale: la rete.
La dimensione infrastrutturale costituisce uno dei primi problemi a cui la Smart AgriFood va incontro: è di pochi giorni fa la news relativa all’impossibilità per l’Italia di raggiungere gli obiettivi UE per il 2020 sulla banda larga (100% della popolazione coperta a 30 Mbps e 50% della popolazione a 100 Mbps).
Tenendo conto che i soli trattori in Italia generano oltre un milione di Gigabyte in un anno (parola di Andrea Bacchetti, condirettore dell’Osservatorio Smart AgriFood) diviene necessaria l’estensione della banda larga ed extra-larga anche alle zone rurali per garantire l’interconnessione della filiera.
Tema non scontato se si pensa che in alcuni paesi di provincia l’ADSL è stato accolto solo poco tempo fa (#TRUESTORY).
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Ed è proprio in relazione a questo gap che nel corso di questa settimana Vodafone*, in collaborazione con Cia-Agricoltori Italiani ha lanciato un’iniziativa di comunicazione dal titolo “Chi semina innovazione raccoglie futuro” fondata sulla condivisione di testimonianze di digitalizzazione di realtà agricole.
Attraverso un sito dedicato, inoltre, questa partnership si pone l’obiettivo di diffondere il know how e l’utilizzo di soluzioni di digitali in campo agricolo, favorendo l’applicazione di soluzioni IoT al fine di aumentare la produttività dei campi con un utilizzo efficiente delle risorse a disposizione.
Un parallelismo, tra smart city e smart land, che costituisce una sorta di quadratura del cerchio di una realtà non necessariamente nera o bianca, ma capace di assumere tonalità diverse tra urbano ed extra-urbano.
Come il giallo: colore dei campi di primavera, preludio della maturazione estiva… ma anche come la M3, fermata Duomo.
*Vodafone è attualmente cliente We Are Social
**In copertina, cover art di Storm Thorgerson