THANK GOD WE ARE SOCIAL #384

Thank God We Are Social
lucie.gautheron
Nel 2018 sono oltre 3 miliardi le persone attive sui social media a livello globale. Di queste 1 miliardo è su Instagram e più di 2 miliardi su Facebook, che si conferma il social network più diffuso. 



Le piattaforme hanno accorciato le distanze tra persone e brand rendendo ancora più importante trovare un modo non solo per comunicare efficacemente con diverse culture, ma anche per ridurre il divario linguistico e assicurare la comprensione dei messaggi.



Cosa tenere a mente quindi nella creazione di contenuti per i canali social che parlano a tutto il mondo? Per stimolare l’attenzione di un numero sempre maggiore di persone, avremmo bisogno di far leva su un linguaggio sempre più ibrido e universale. Un linguaggio che parte da una base inglese – “lingua franca” di internet parlata dal 25.4% delle persone e dal 50.9% degli utenti su Facebook – completata poi con simboli e contenuti visuali.

Nonostante lo sviluppo di strumenti tecnologici per la traduzione online, incluso il Dynamic Language Optimization da parte di Facebook, chissà se i sistemi AI potranno un giorno trasmettere lo stesso sentimento e significato della comunicazione “tradizionale”.

Ricordiamoci: “Non chiedere cosa possa fare il mondo per comprenderti, ma cosa puoi fare tu per farti capire da tutto il mondo.



Osservando una serie di account global, possiamo identificare alcune tendenze che riescono ad attraversare le barriere linguistiche per comunicare messaggi universali.  

1. “Show don’t tell“: una regola editoriale che si fa sempre più presente. La scrittura deve essere esplicita e concreta, con informazioni specifiche su un tema unico.



2. Alcune parole inglesi sono diventate patrimonio universale, comprensibili e utilizzabili da tutti: basti pensare al fatto che i 10 hashtag più utilizzati su Instagram sono tutti in lingua inglese.



3. L’aggiunta di emoji e simboli aggiungono sfumature e “mood” ai contenuti, avvicinando il linguaggio dei brand a quello delle persone, con un uso più o meno pronunciato a seconda del tone-of-voice e dell’identità del brand.



Il linguaggio sui social si sta quindi evolvendo creando conversazioni dove le parole sono una base arricchita da nuovi strumenti di linguaggio.

Handle come soggetti, emoji per esprimere verbi e aggettivi, hashtag inseriti come complementi oggetti. Torneremo al quasi totale utilizzo dei simboli per abbattere le barriere linguistiche? Vedremo ?

Fonti:

Report ‘Digital In 2018’ di We Are Social e Hootsuite

Statista ottobre 2018

Statista dicembre 2017

Lavazza è cliente di We Are Social