Mercoledì Social #475

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stefania.cellini

Nuovo mercoledì, nuove freschissime news dal mondo social!

Nuova challenge ad Amazon: l’e-commerce sbarca su YouTube.

La sfida al colosso dell’e-commerce Amazon non sembra arrestarsi: Google ha iniziato a testare una nuova funzione su YouTube per permettere l’acquisto di prodotti direttamente sotto i video.

Cliccando sui prezzi indicati sarà possibile accedere alla pagina di vendita di Google Express, il marketplace del brand (non ancora presente in Italia) che sembra essere sempre più utilizzato dai rivenditori e che permette di evitare di passare da piattaforme esterne. I test sarebbero già stati effettuati con alcuni partner selezionati, tra i quali figura Nike, per collegare quanto visualizzato su YouTube con le pagine di acquisto dei vari prodotti.

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Facebook room contro le fake news.

In vista delle imminenti elezioni europee di fine maggio, Facebook ha deciso di giocare d’anticipo per bloccare sul nascere la diffusione di fake news che caratterizza questi momenti politici particolarmente “caldi”, allestendo una vera e propria war room nell’headquarter di Dublino.

Si tratta di una quarantina di persone che monitorerà e bloccherà la diffusione di messaggi politici manipolatori e falsi, e relativi account fittizi creati per diffonderli. Il controllo avverrà in tutte le 24 lingue parlate in UE che tra il 23 e il 26 maggio andranno a votare per rinnovare il Parlamento Ue.

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Nuove guidelines per i video di Facebook.

In sostegno alla lotta per preservare contenuti di qualità sulla piattaforma, Facebook ha annunciato da poche ore le nuove guidelines per i contenuti video. In particolare, la piattaforma premierà in termini di distribuzione i contenuti che saranno in grado di coinvolgere le persone per almeno un minuto e che le stimoleranno a tornare sul canale per fruire di altri.

Questo deriva dalla volontà di promuovere video autentici che non siano semplicemente ripresi e “riciclati” senza offrire un reale valore aggiunto all’audience. Tuttavia, in questo panorama potrebbero uscirne danneggiati alcuni dei contenuti più apprezzati di sempre, ossia i video meme che, proprio per la loro natura, si basano sulla ripresa di un contenuto già esistente (spesso senza averne il diritto) che viene manipolato per ricavarne popolarità.

Restiamo in attesa di capire se è davvero conclusa l’epoca dei meme, curiosi anche di sapere cosa potrà degnamente sostituirli.

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La pubblicità si fa vocale.

In occasione della presentazione dei risultati finanziari del primo trimestre del 2019, Spotify ha annunciato di aver iniziato a testare in US gli annunci vocali, un nuovo formato di annunci pubblicitari destinato agli utenti della versione free dell’app.

Come funzioneranno più precisamente? L’annuncio inviterà l’utente a pronunciare un comando vocale per agire sul contenuto promosso. Ad esempio, un annuncio potrebbe essere “vuoi iniziare ad ascoltare questo nuovo Podcast?” e l’utente potrà rispondere con la propria voce “si” oppure “no” e, nel primo caso, essere reindirizzato nell’ascolto al podcast scelto. Sarà inoltre indispensabile attivare l’accesso al microfono del dispositivo da parte dell’applicazione, altrimenti non sarà possibile interagire con l’annuncio.

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Spotify e il ritorno al passato.

Le novità in campo musicale non terminano qui, perché in Australia Spotify ha da poco lanciato l’app Stations per IOs che, a differenza dell’app madre, regala un’experience più immediata consentendo agli utenti di passare direttamente allo streaming invece di dover curare le proprie playlist o salvare la musica preferita nella propria libreria. Anche a livello di interfaccia l’app si rivela minimal, le playlist disponibili sono visualizzate con un font di grandi dimensioni ed è possibile scorrere su e giù tra le playlist per selezionarne una, invece di digitare in una casella di ricerca o cercare tra i comandi vocali.

All’avvio dell’app parte in automatico anche la musica che è organizzata secondo “stations”, riportando il tipo di fruizione più vicina alla sua vecchia antenata, la radio.

Stiamo a vedere se questo ritorno alle origini rimarrà un esperimento circoscritto o diventerà invece una vera e propria seconda identità di Spotify…restate in ascolto per scoprirlo!

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