Questa settimana, come ogni 17 luglio a partire dal 2014, si è celebrato il World Emoji Day. La celebrazione, che oggi ha persino un profilo Twitter ufficiale,  è stata istituita da Jeremy Burge, fondatore di Emojipedia.org (la Wikipedia degli emoji) che ha scelto proprio il 17 luglio perchè è il giorno rappresentato, per l’appunto, nella emoji del calendario ?.

Le emoji, sono entrate ormai di diritto nel linguaggio comune, venendo usate quotidianamente da milioni di persone non solo per indicare semplici oggetti ma anche – e soprattutto – per esprimere concetti più astratti e complessi, quali le emozioni e gli stati d’animo (basti pensare che uno studio di Adobe rivela come, a livello globale, l’83% della Gen Z si senta più a suo agio nel condividere emozioni tramite emoji che con una tradizionale conversazione telefonica). In una ricerca svolta da Top Doctors in occasione del World Emoji Day è emerso che ben l’83% degli italiani le usa nelle proprie conversazioni, principalmente per sintetizzare o arricchire un messaggio. Secondo la psicologa Elena Sorrento, inoltre, «L’utilizzo della simbologia emoji serve a ridurre l’ambiguità, ad alleggerire il messaggio o a rafforzarlo, a renderlo originale e allegro. Di fatto è una comunicazione non verbale di tipo visivo che arriva immediatamente a quelle aree del cervello che si aprono all’immaginario esperienziale creando una vicinanza emotiva più forte delle parole». L’utilizzo delle emoji ha quindi di fatto modificato il nostro modo di comunicare online, aggiungendo contesto al messaggio, chiarificando il tono con cui si sta affermando qualcosa o rivelando l’ironia in una frase.

Nel 2019, secondo Socialbakers, l’emoji maggiormente utilizzata dagli influencer è stata quella del cuore rosso ❤️, seguita dal fuoco ?, dal volto che ride fino alle lacrime ? e da quello con gli occhi a cuore ?. Interessante notare come ? sia tra le emoji più comuni, in quanto il suo utilizzo nel linguaggio del web non è letterario, bensì va ad indicare qualcosa di “hot”, di molto apprezzato e piacevole – un po’ allo stesso modo della bomba ?.

source: Socialbakers

Un’altra icona che ben spiega quanto l’utilizzo delle emoji sia influenzato dal livello culturale è la “skull” ☠︎ : rimanendo attinenti al suo significato esplicito si dovrebbe infatti pensare che si trovi in discorsi relativi alla morte, o comunque spaventosi e paurosi. Da un’analisi del conversato online svolta da Brandwatch, invece, emerge come venga utilizzata comunemente in situazioni particolarmente ilari, a fianco del volto che piange dal ridere o accompagnata da frasi quali “no va beh, muoio”. Nella stessa analisi, inoltre, è emerso come i servizi finanziari e le compagnie aeree si configurino come brand che generano il più alto numero di conversazioni in cui sono utilizzate emoji che esprimono rabbia – soprattutto in thread all’interno di forum – e come la ristorazione sia l’ambito in cui le icone che esprimono disgusto vengono maggiormente utilizzate. Allo stesso modo, l’entertainment si configura come il campo delle emoji tristi, soprattutto a causa del live tweeting relativo a film o serie tv.

I brand, però, possono utilizzare le emoji non solo per comprendere le emozioni che guidano il conversato intorno a loro, ma anche per avvicinarsi alle persone utilizzando il linguaggio impiegato con gli amici. 

Anche quest’anno, alcuni brand ed alcuni enti istituzionali hanno approfittato della giornata internazionale delle emoji proprio per avvicinarsi alle persone: tra i casi di attivazioni social più immediate troviamo ad esempio quella di Nissan Electric – che ha utilizzato le emoji per descrivere ed enfatizzare le più importanti caratteristiche della propria autovettura elettrica Nissan LEAF – quella della serie tv “I Medici” – in cui le emoji sono state utilizzate per rivelare “indizi caratteriali” sui protagonisti del drama – e quella di 3B meteo, che le ha usate per fornire le previsioni meteorologiche.

Anche noi in We Are Social abbiamo celebrato la giornata internazionale delle emoji: i nostri colleghi a Dubai hanno infatti realizzato con le emoji una lente Snapchat ed un video di promozione dell’EXPO 2020.

Tra coloro che hanno preso parte alla conversazione relativa al World Emoji Day, troviamo anche enti quali ADMO (Associazione Donatori Midollo Osseo)  e WHO (World Health Organization) che hanno approfittato della celebrazione per promuovere in maniera leggera le proprie cause.

Da segnalare anche UN Women, che sui social ha fatto ricorso alle emoji per portare l’attenzione sull’uguaglianza (disuguaglianza) di genere e sostenere tutte le modalità con cui oggi si può essere una famiglia

Per l’occasione, inoltre, Apple e Google hanno annunciato il futuro rilascio di più di 200 nuove emoji, che spaziano dal cibo, agli animali fino alle persone. Tra le nuove emoji del cibo, quella di Apple rappresentante i falafel è stata subito criticata, che diventi la protagonista del prossimo “bagel gate”? In concomitanza con uno degli ultimi aggiornamenti (ottobre 2018), infatti, i newyorkesi si erano schierati contro la Apple emoji del bagel, definendola “troppo perfetta”, “non reale”, “non appetitosa” e soprattutto lamentando il fatto che fosse vuota. Philadelphia si è fatta portavoce della battaglia, assumendo un ruolo attivo nella stessa tramite il lancio di una petizione su Change.org, nella quale si chiedeva di aggiungere del formaggio spalmabile all’interno del bagel. La controversia ha generato un enorme buzz: Apple si è vista costretta a modificare la emoji, con beneficio del brand Philadelphia sia in termini di awareness che di posizionamento. 

source: The Verge

Tra le nuove emoji, però, compaiono anche alcune icone maggiormente “impegnate”, che donano a questo aggiornamento un significato più rilevante, come ad esempio soggetti ipovedenti e cani che li accompagnano, persone in sedia a rotelle, apparecchi acustici e protesi articolari. 

L’inserimento di emoji raffiguranti persone affette da disabilità fisiche o coppie miste per colore della pelle si configura come una forte presa di posizione nei confronti di ciò che è “normale”, o meglio reale. Infatti,  assumendo che il linguaggio ha la capacità di plasmare il pensiero e la realtà percepita (qui un’illuminante TED talk di approfondimento) e che le emoji rappresentano una forma di linguaggio non verbale, Apple e Google non solo stanno affermando che queste situazioni e persone esistono, ma soprattutto che se ne parla e che è giusto poterlo fare con le medesime modalità adottate in tutte le altre circostanze quotidiane.

Proprio volta all’inclusione è l’ultima case di cui mi preme parlare, firmata da We Are Social UK in partnership con il Royal National Institute of Blind People (RNIB). In occasione della giornata internazionale delle emoji, infatti, i nostri colleghi hanno pensato a coloro che faticano ad utilizzarle, ovvero gli ipovedenti, ed hanno sviluppato un’iniziativa volta all’inclusione, partendo da una giornata di workshop utile a comprendere gli elementi che maggiormente impediscono a queste persone di distinguere le icone. A seguito di questa immersione nella loro realtà, alcune delle emoji comunemente più utilizzate sono state modificate seguendo gli insight raccolti nel workshop al fine di renderle più accessibili. Al momento sono stati creati dei prototipi, che verranno migliorati ed implementati sulla base dei feedback forniti dalle persone che li stanno testando presso una sede del RNIBP a Petersburg (potete trovare un approfondimento sul progetto nel loro blog).