Digital 2020, i dati di Luglio

Analisi
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Matteo Starri Research & Insight Director, We Are Social

Per la prima volta da quando abbiamo iniziato a elaborare i nostri Global Digital Report, ci sono più persone che utilizzano i social media rispetto a persone che non li usano. Nello specifico, il nostro Statshot di Luglio 2020 parla di circa 3,96 miliardi di persone che interagiscono tramite i social media, vale a dire una percentuale del 51% rispetto alla popolazione mondiale.

Questi valori sono ancora più impressionanti se teniamo in considerazione il fatto che la maggior parte delle stesse piattaforme social ne limita l’utilizzo alla popolazione sopra i 13 anni: il 65% della popolazione mondiale che “può” essere sui social è presente sui social.

Il trend è in crescita, e continua rapido: sono infatti 10 i punti percentuali in più negli ultimi 12 mesi, in virtù del milione di persone che ogni giorno nell’ultimo anno ha iniziato ad utilizzare i social per la prima volta.

Oltre alle differenze geografiche, immaginabili, riscontriamo anche un gender gap sostanzialmente allineato a quello registrato sull’utilizzo di internet in senso ampio e del mobile, con circa 1,2 uomini sui social per ogni donna. Il gap si è assottigliato dall’ultimo aggiornamento di Aprile 2020, da 45:55 a 46:54, ma “picchi negativi” sono evidenti nel sudest asiatico, dove le popolazione femminile sui social rappresenta solo il 25% del totale, mentre in Africa questa cifra non supera il 40%.

Non aumentano solo le persone, ma anche l’utilizzo che le persone fanno dei social. Cresce, avvicinandosi di molto a 9, il numero medio di profili social per ogni utente, un numero sicuramente impattato dai recenti lockdown, in cui gli utenti hanno avuto più tempo per rimanere in contatto con i propri cari e di testare nuove piattaforme e app.

L’ecosistema Facebook rimane un passo avanti agli altri, con la piattaforma “core” che riporta un utilizzo mensile da parte di 2,6 miliardi di persone, mentre sono 2 miliardi le persone attive su WhatsApp e 1,08 miliardi quelle su Instagram.

Questi valori posizionano Instagram ancora avanti rispetto a TikTok, che comunque continua a crescere e si attesta intorno agli 800 milioni di utenti attivi al mese (valore che a differenza delle nostre analisi precedenti non include più gli utenti di Douyin, l’app “sorella” sul mercato cinese).

Come facile immaginare, è alto l’overlap tra le audience di queste piattaforme: sono meno del 5% gli utenti Facebook tra i 16 e i 64 anni che dischiarano di usare esclusivamente la “blue app”, mentre è addirittura al 99% lo share degli utenti Snapchat, Twitter e TikTok che possono essere raggiunti anche altrove.

Importante quindi per i brand concentrarsi sulla creatività e le peculiarità che le singole piattaforme consentono di sviluppare, anzi che “perdersi” tra i volumi d’utenza, in costante evoluzione.

Che i numeri non raccontino proprio tutta la storia lo dimostrano anche quelli che riportiamo per YouTube: i due miliardi mensili che Google comunica fanno infatti riferimento esclusivamente agli utenti loggati, ma sappiamo bene che la fetta di utenti che fruiscono di contenuti video in piattaforma da non loggati non è per niente irrilevante.

Discorso simile per Twitter: l’audience raggiungibile con advertising si aggira intorno ai 326 milioni di utenti attivi ogni mese, ma dati di SimilarWeb sembrano indicare che gli utenti che visitano twitter.com da sloggati siano il doppio di questa cifra, testimoniando l’importanza di Twitter come fonte di news, particolarmente per utenti da paesi anglofoni.

Senza particolari sorprese possiamo quindi affermare che l’utilizzo dei social sia una delle attività preferite dall’utenza di tutto il mondo. Non solo: nel recente studio sui comportamenti delle persone durante la pandemia di Coronavirus, GlobalWebIndex riporta che il 40% delle persone dichiara di passare più tempo rispetto a prima proprio sui social.

Se da un lato la cifra che GWI riporta è 2 ore e 20 minuti al giorno in media (comunque alta), il dato emerge in realtà da un’analisi condotta tra gennaio e marzo: è lecito quindi aspettarsi un minutaggio più ampio dati i recenti lockdown in diverse parti del mondo e il “tempo libero” aggiuntivo da essi derivante.

Anche se 2 ore e 20 minuti fosse il numero reale, si tratterebbe di un milione di anni di utilizzo dei social. Al giorno. Let that sink in.

Rimane importantissimo per le persone stare connessi con gli amici e la famiglia, e di certo lo è stato ancora di più in questo periodo di lockdown e post-lockdown, ma il rimanere al passo con news ed eventi ha guadagnato il primo posto sul podio per le motivazioni a livello globale.

Intrattenersi e riempire il tempo libero continuano ad avere una valenza importante, ma notiamo una crescita nell’utilizzo dei social per approfondire la conoscenza di brand e prodotti da acquistare. I social sono infatti al secondo posto, dietro solamente ai motori di ricerca, che però hanno scalzato dal primo nelle fasce più giovani della popolazione. In particolare, più della metà delle donne tra i 16 e i 24 anni dichiara di utilizzare primariamente i social per cercare prodotti o servizi, mentre sono il 46% quelle che dichiarano di utilizzare i motori di ricerca per lo stesso motivo.

Considerato il ruolo sempre più ampio che evidentemente le piattaforme social hanno nella vita delle persone, è importante per i brand ragionare in maniera (ancora più) approfondita sul ruolo che i social devono avere in comunicazione. I social costituiscono ormai uno strato che permea quasi ogni aspetto della nostra vita, non (più) una destinazione distinta con una sfera d’influenza circoscritta.

Iniziare e sostenere conversazioni rilevanti per le persone sarà quindi via via sempre più importante per i brand, in quanto l’influenza derivante da una comunicazione efficace sui social può portare a risultati evidenti sugli indicatori chiave delle aziende, sia a livello di brand sia commerciale.

I social rappresentano, ad ogni modo, circa un terzo della “vita online” degli utenti globali. Come si comportano le persone nei rimanenti due? Vi riportiamo quelli che per noi sono gli highlights principali del nostro studio.

  • Non solo intrattenimento. Da uno studio di Ericsson emerge come, durante il lockdown, le tecnologie connesse (non solo smartphone e computer) abbiano aiutato concretamente le persone con l’educazione dei figli (76%), il rimanere in contatto con famiglia e amici (74%), e anche lavorare sulla propria salute mentale e benessere generale (43%).
  • Oltre al voice, abbiamo riscontrato un altro trend in interessante crescita per quanto riguarda il mondo search: le lenti. Strumenti come Pinterest Lens o Google Lens stanno permeando sempre di più la vita delle persone, specialmente per una audience giovane (con particolare overindex sulle donne 16-34) e per alcune categorie come il fashion, l’home decor ma anche la consumer technology.
  • eCommerce in (forte?) crescita. Complice il lockdown, i valori indicano una crescita delle transazioni del 20% rispetto a inizio anno, anche se in leggero calo nelle varie geografie dove le misure restrittive stanno andando via via allentandosi.

Trovate il report con tutti i dati alla base di questa analisi, come sempre, qui sotto, in comode 186 slide.