WTFuture: come la AI generativa cambia la creatività. E le nostre vite.
Il 30 novembre 2022 il mondo è cambiato, almeno quanto è cambiato nel 1969 con la nascita di internet (ARPANET all’epoca).
Quel giorno infatti OpenAI ha reso pubblico ChatGPT, portando l’intelligenza artificiale generativa nelle mani di milioni di persone: nel giro di soli due mesi infatti ChatGPT contava già più di 100 milioni di utenti.
Nessuna tecnologia nella storia ha avuto un tasso di adozione rapido come quello di ChatGPT.
E, come per ogni nuova tecnologia, parallelamente a un enorme entusiasmo per uno strumento così potente – e facile da usare per chiunque – hanno iniziato a emergere interrogativi e preoccupazione, tanto che il Future of Life Institute ha pubblicato una lettera aperta chiedendo una pausa immediata nella ricerca avanzata sull’intelligenza artificiale.
Il dibattito è quanto mai aperto e attuale – soprattutto in Italia, dove il Garante della Privacy ha chiesto a OpenAI di interdire il servizio per gli utenti del nostro Paese – ed è anche per questo motivo che abbiamo voluto che questa edizione di WTFuture fosse l’occasione per affrontare questi temi, ovviamente osservandoli dal nostro punto di vista, e cerando di capire che impatto ha – e avrà – l’intelligenza artificiale generativa sulla nostra professione, sulla creatività e sul marketing.
Cosa ci dobbiamo aspettare per il futuro, come possiamo aiutare i brand ad affrontare questa svolta epocale?
Da diversi mesi stiamo studiando con attenzione questi strumenti e stiamo cerando di usarli nel modo che ci pare più efficace: qualche settimana fa – dopo diversi incontri formativi di diverso tipo – abbiamo lanciato una challenge che ha coinvolto tutta l’agenzia in cui alle persone veniva chiesto di usare ChatGPT per scrivere un prompt per Midjoruney e creare quindi un artwork.
È stata la prima Generative-Ai-Art-Exhibition in We Are Social, un modo per far “sporcare le mani” a tutti con strumenti che saranno sempre più presenti nelle nostre vite, e soprattutto un modo per capire quanto importante diventerà scrivere dei prompt corretti, ovvero sapere dialogare con diverse AI in futuro (qui trovate un breve recap di com’è andata).
Ma torniamo a noi e a questa edizione di WTFuture dedicata all’intelligenza artificiale generativa: abbiamo avuto la fortuna – e il piacere – di avere con noi un ospite incredibile, che ci ha offerto un punto di vista unico sul cambiamento che stiamo vivendo.
Mauro Martino è infatti un ricercatore, un artista e uno scienziato che da anni utilizza l’intelligenza artificiale per esplorare e migliorare la comprensione del mondo, trasformando qualsiasi tipo di informazione, sia essa visiva, acustica o semantica, in strumenti interattivi.
I suoi lavori sono stati pubblicati in tutto il mondo, dal The Guardian, al The Wall Street Journal, The New York Times, The Washington Post, Der Spiegel, Le Figaro, Corriere della Sera, National Geographic, Wired, MIT News, Harvard News, tanto per citarne solo alcuni.
È il fondatore e direttore del “Visual Artificial Intelligence Lab” di IBM Research, con uffici a Cambridge, MA e New York City. È Professore presso la Northeastern University.
Prima di lasciarvi ascoltare la chiacchierata con cui Alessandro Sciarpelletti – Direttore Creativo Esecutivo di We Are Social – ha sviscerato diversi temi relativi all’intelligenza artificiale generativa, vi racconto brevemente da dove è nata l’idea di questa edizione di WTFuture.
Da diverso tempo mi frulla in testa una domanda a cui non riesco a dare una risposta: perché quando siamo bambini non abbiamo paura di mostrare agli altri quello che facciamo?
E, anzi, appena finiamo un disegno e mettiamo insieme dei pezzi di Lego, non vediamo l’ora di far vedere cos’abbiamo fatto ai nostri genitori? Perché poi da adulti spesso non sappiamo “da dove iniziare” quando dobbiamo scrivere qualcosa?
La risposta è che ai bambini non interessa il giudizio critico, o forse tendono a mettersi meno in competizione con gli altri, o non hanno ancora sviluppato l’idea di “fallimento”. Non saprei.
Quello che invece so è che – potenzialmente – l’intelligenza artificiale generativa può aiutarci a superare alcuni ostacoli, e forse a tornare un po’ bambini – almeno quando parliamo di creatività.
In questo breve documento che ha introdotto WTFuture Generative Ai Edition provo a spiegare il mio punto di vista sul tema – vi consiglio di guardare comunque la registrazione dell’evento per capirne meglio il senso.
Ma veniamo al cuore di questo episodio.
Uno dei passaggi – secondo me più interessanti – riguarda il modo in cui, da sempre, le tecnologie ci influenzano e ci cambiano: ogni innovazione ha avuto un impatto non solo sui nostri comportamenti, ma anche su come siamo fatti.
Basti pensare al GPS, a come ha cambiato il nostro modo di percepire lo spazio e di muoverci, e, nel corso del tempo, ha modificato in modo strutturale il nostro cervello: i nostri lobi frontali dedicati alle condizioni spaziali si sono modificati, perché non avevamo – e non abbiamo – più la necessità di orientarci come facevamo prima.
O basti pensare a come Wikipedia – e internet, o ancora prima la carta stampata – hanno reso sempre meno importante memorizzare grandi quantità di informazioni: non ce n’è più bisogno, perché sappiamo di poterle ritrovare quando vogliamo, senza alcuno sforzo.
Ecco, allo stesso modo le intelligenze artificiali generative potranno modificare il nostro modo di comportarci, e probabilmente anche il nostro pensiero critico: dialogando con qualcuno qualcosa di cui ci fidiamo ciecamente tenderemo non chiederci più se quello che ci dicono sia vero o meno.
“Avremo argomenti così convincenti di questi partner che non ci chiederemo più se è vero o no, nel senso è ideologicamente vero o no, se lo posso approvare o no.
Quello che sarà un partner così vicino a me, nel mio cellulare, parla con me, inizia a maturare con me, a avere il mio linguaggio, a farmi anche battute sulle mie passioni, quindi diventa un amico. E da lì abbassi i muri difensivi, logici, emozionali.
Ed è quello che accadrà.
Avremo una forte perdita delle nostre condizioni critiche. È inevitabile come è inevitabile oggi servirsi del GPS.”
– Mauro Martino
Tutto questo cambierà (anche) il modo di lavorare delle agenzie e dei brand, da una parte perché può fornire un supporto sia tecnico sia cognitivo senza precedenti per tutta una serie di attività, dall’altra perché consente alle aziende di elaborare una quantità di dati inimmaginabile fino a poco tempo fa (non solo quantitativi, relativi al puro business, ma anche legati – ad esempio – alle “vecchie” creatività).
Per questo motivo, per i brand, sarà fondamentale affidarsi ad agenzie o studi in grado di supportarli e accompagnarli in questo percorso, capendo insieme in che modo è possibile costruire dei modelli di intelligenza artificiale generativa personalizzati, con dei training basati sulle singole esigenze e su ciò di cui il brand in questione ha bisogno.
In chiusura a questo commento di WTFuture, un consiglio di Mauro Martino per tutti i brand, un consiglio che siamo felici di condividere anche perché da ormai diverso tempo ci siamo mossi in questa direzione, collaborando con realtà in grado di fare esattamente questo:
“Da domani cercate un’agenzia vicina a voi, con professionisti esperti, capace di fare tuning, cioè di adattare questi grandi modelli di intelligenza artificiale generativa: non pensate a sviluppare il vostro modello (parliamo di centinaia di milioni di euro), ecco questo sarà l’investimento migliore che possa fare un brand, ve lo garantisco.”
– Mauro Martino
Durante l’intervento abbiamo trattato molti altri temi relativi all’intelligenza artificiale generativa e all’impatto che avrà non solo sulla creatività, ma anche sulle nostre vite: vi consiglio quindi di dare più di un’occhiata al video qui sotto.
A me invece non resta che darvi appuntamento al prossimo episodio di WTFuture, e di invitarvi a non esitare a contattarci se volete approfondire questi temi insieme a noi.
Siamo in una fase ancora più embrionale di un qualcosa che nessuno sa che impatto potrà veramente avere, e non credo esista quindi momento migliore per cercare di capirne un po’ di più.