Chi non desidera assistenti sempre “sul pezzo” e con memoria infinita come le ha Miranda nel Diavolo veste Prada? O, con un approccio più fantascientifico, parlare con il computer come avviene in tutte le serie di Star Trek? O preferite avere il vostro Jarvis?
Fresca del sorpasso su Apple in termini di capitalizzazione, Microsoft procede con la sua strategia di focalizzare i suoi sforzi maggiormente sui servizi alle aziende.
Nonostante ciò, sarebbe stupido non includerla nella lista: ha integrato Cortana – il suo assistente vocale – nel sistema operativo più diffuso sui computer delle persone, inoltre in molte case c’è già un computer Microsoft in salotto sotto alla TV: l’Xbox.
Al momento Microsoft non sembra troppo interessata a questo nuovo segmento di mercato, è però presente e sicuramente pronta a aumentare esponenzialmente i suoi sforzi nel caso lo ritenesse opportuno.
Apple
L’azienda di Cupertino, con l’acquisto di Siri e l’inclusione in iOS, ha sicuramente il merito di aver reso interessante e popolare il mercato degli assistenti vocali:
Nonostante ciò ora offre ora meno possibilità agli sviluppatori che vogliono estendere Siri rispetto ai diretti competitor, di fatto è possibile sviluppare “applicativi” solo per funzionalità ben definite da Apple e solo come estensioni di applicazioni iOS.
Nel mercato italiano, inoltre, non è ancora stato reso disponibile l’Homepod, l’assistente domestico con Siri.
Nonostante sembri indietro è prematuro pensare che Apple sia già sconfitta: la compatibilità con HomeKit è estremamente diffusa nei congegni smart di fascia alta, inoltre, in particolare nel mercato degli Stati Uniti che è trendsetter la tecnologia, ha ancora un ruolo estremamente dominante tra gli smartphone: già tablet, smartwatch e occhiali smart hanno provato, senza successo, a scalzare lo smartphone dalle preferenze di noi consumatori.
Gli smart speaker provano a crearsi la loro nuova nicchia, ma non è da escludere che sarà comunque lo smartphone a prenderne possesso.
Google
L’assistente di Google è pervasivo: è nativo nella maggior parte dei telefoni Android, può essere installato su iOS inoltre da marzo (per l’Italia) è disponibile anche in tutte le case tramite Google Home.
L’approccio dell’azienda di Mountain View è di semplificare la nostra vita rendendo tutto automatico e semplice, la pervasività dell’assistente ne è solo una naturale conseguenza.
La piattaforma di Google è aperta allo sviluppo di terze parti, tramite le Google actions. A parte il passaggio di l’approvazione da parte dell’azienda, a differenza di quanto succede con Apple, non ci sono limiti teorici a quello che è possibile sviluppare.
Amazon
L’azienda di e-commerce è l’ultimo arrivato – il lancio italiano risale alla fine di Ottobre – nel settore. La differenza principale con i tre precedenti competitor è che Amazon non dispone di hardware (computer, telefoni o console) con l’assistente Alexa già nelle case delle persone: per questo motivo sta tenendo un approccio estremamente aggressivo nel diffondere i suoi “Echo”.
Tutto questo non solo nel mercato italiano:
La piattaforma di sviluppo ha un livello di apertura identico, se non superiore, rispetto a quello di Google: in sostanza è possibile sviluppare ogni tipo di contenuto per Alexa, ed è addirittura possibile prendere Alexa e integrarla nei propri prodotti.
Amazon e Microsoft sono le uniche due società nella lista ad aver collaborato sugli assistenti vocali: è infatti possibile chiedere ad Alexa di parlare con Cortana e vice versa.
Negli Stati Uniti Alexa è di fatto lo standard per l’automazione domestica, Google insegue accelerando sempre di più; abbiamo visto prima come Apple abbia un approccio conservativo incentrato sulla sua forza nel mercato degli smartphone e come Microsoft sia sostanzialmente alla finestra per vedere cosa succede e se varrà la pena scendere in campo. Dopo tutto però si tratta di assistenti vocali, per cui forse ha senso chiedere a loro cosa pensano gli uni degli altri: